Piena burrasca. Il battello imbarca acqua. Da un momento all’altro potrebbe finire in balia delle onde. Mala tempora currunt per Antonino Santillo. Com’era nelle previsioni il neo sindaco non ha il carisma per portare in un porto sicuro la nave della giunta. Finora gli incontri bilaterali con gli alleati sono annegati in un mare di veti incrociati. Stallo. Un primo cittadino con spina dorsale avrebbe trovato il bandolo della matassa per appianare le divergenze. Santillo non è in grado di farlo. Brancola nel buio. Va a tentoni. E i (non) risultati di vedono. A oltre 20 giorni dalle elezioni non ha ancora varato il nuovo esecutivo. Non è solo colpa sua, certo. Ma in quota parte la responsabilità maggiore ricade sulle spalle del timoniere. Il capitano di ventura ha il dovere di tenere la barra dritta. Santillo non regge l’urto di un incarico troppo pesante per uno come lui, bravo a ubbidire agli ordini (di Gianfranco Piccirillo), incapace di indossare a testa alta la fascia tricolore. Veniamo ai nodi da sciogliere. Quello più aggrovigliato si trova in casa Orta al Centro. Andrea Villano deve risolvere più di un problema. Primo fra tutti i mal di pancia di Mena Capasso. La prima eletta della lista non è propensa ad entrare in giunta ma non le va giù l’ingresso di Anna Gaudino. Un po’ eccessivo, dai. Va bene la contrarietà a non lasciare l’assise, ma pretendere di indicare pure il nome di uno dei due assessori di Orta al Centro è un po’ troppo. Stia serena. Al raggruppamento primatista alle amministrative spetta la delega di vicesindaco. Nelle ultime ore si fa sempre più strada il nome dell’avvocato Andrea Villano, cugino omonimo dell’ex primo cittadino. In alternativa è pronto Pasquale Lamberti qualora volesse liberare un posto nel civico consesso. La sensazione degli alleati è che i vertici di Orta al Centro non sappiano ancora quale strada imboccare. Ma il tempo sta per scadere. Nell’agenda amministrativa ci sono argomenti di vitale importanza per il futuro della città. Senza la nomina dell’esecutivo si rischia di perdere ingenti finanziamenti. Un disastro. Da qui un’ipotesi che al momento potrebbe sembrare peregrina ma che via via prende forma: lasciare fuori dai giochi Villano e company con la conseguente perdita in blocco di 4 consiglieri.

Il sindaco facente finzione Antonino Santillo, il vero sindaco Gianfranco Piccirillo

Un’altra pietra di inciampo sul cammino di Santillo è rappresentata dalla sua stessa lista. Piccirillo, padre padrone di Orta Democratica, non vuole fare “passo”. È intenzionato a imporre un nome nella giunta. La prescelta, guarda un po’, è Annalisa Cinquegrana, cognata di Piccirillo. L’ingordo ex dem non si è accontentato di essere diventato sindaco per l’interposta persona di Santillo. Forza la mano. Orta Mia, costola di Orta Democratica capeggiata da Antonio Arena e Raffaele Elveri, parteggia invece per Lucia Auletta, molto vicina a quest’ultimo. Se prevalesse la linea dura di Piccirillo resterebbero a bocca asciutta Fare Democratico per Orta Verde di Nando D’Ambrosio e Orta Viva dei fratelli Arena che siamo noi. Due liste che esprimono 4 consiglieri. Anche qui, come nel caso di Orta al Centro, a Santillo potrebbero venir meno in un colpo quattro esponenti dell’assise. A meno che D’Ambrosio, che dovrebbe accantonare la moglie in pole per la giunta, e gli Arena non si accontentino di una rotazione da attuare a metà a mandato. Scenario improbabile. Chi ha le idee chiare è Coraggio. Obiettivo allargamento: il fuori quota Tonino Russo, assessore in pectore alle Politiche sociali e alla 328/2000, e Pasquale Pellino lasceranno libere due poltrone in assise che saranno occupate da Raffaella D’Ambrosio e Gennaro Colella. Capogruppo Nicola Russo all’insegna della carica dei giovani. Una quadratura del cerchio per i furbacchioni Coraggiosi. Alla presidenza del consiglio ci andrà Giuseppe Massaro. Scelta dovuta. È il più votato in assoluto. Tramonta quindi la stella di Eduardo Indaco. Per il gallo con il fiocco in stile Riso Blond zero incarichi. Pizzicherà a vuoto. La mangiatoia politica è troppo alta pure per uno spilungone come lui.

Velvet Underground


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