Siamo abbastanza vecchi del mestiere per catalogare al volo nel settore “campagna elettorale” la lunga sequela dei tagli di nastro, con il solito codazzo di tifosi al seguito e l’immancabile presenza di prelati. Anche il tentativo di politicizzare la Chiesa è roba già vista. Funzionava alla grande ai tempi della Dc. Oggi questo trucchetto puerile lo collochiamo sullo scaffale della lettera P: “Parac…”. Ma per fortuna la strumentalizzazione dei preti è controproducente e poco utile: il fumo negli occhi dei cittadini si dirada in un baleno e il perdono sacerdotale non basta per evitare il viaggio solo andata con soggiorno a tempo indeterminato agli inferi. I peccati gravi non vengono cancellati dall’assoluzione. Ed è finita l’epoca della compravendita delle indulgenze per pulirsi la coscienza.
Sul piano politico invece non è difficile garantire in un piccolo centro come Cesa i servizi essenziali, da alcuni propagandati come mirabolanti imprese di amministratori in procinto di beatificazione. C’è pure chi, lo stuolo di leccapiedi di professione, si sbraccia per la santificazione. Poi ci sono gli invasati che blaterano di nuovo avvento del Signore. In questo campo la medicina ha fatto passi da gigante. In alternativa ci sono gli esorcismi. A livello locale l’unica vera cifra qualificativa della bontà amministrativa è racchiusa nell’acronimo Puc: Piano urbanistico comunale. È lo strumento di pianificazione territoriale, economica e sociale che distingue un’eccellente amministrazione da una banda di affaristi, parvenu e peones. Sul Puc si basa la credibilità e la competenza dei governanti locali. E soprattutto si capisce, senza tema di smentita, se il sindaco, gli assessori e i consiglieri di maggioranza, che a Cesa includono di fatto anche quelli di minoranza, fanno gli interessi della collettività oppure favoriscono le lobby del cemento. I benefici o i danni si vedono dopo alcuni anni, ma sono definitivi nel primo e nel secondo caso. Se, in particolare nell’area tra via Berlinguer e via Matteotti, dove si edificherà molto, si punta su infrastrutture, verde pubblico, servizi, parcheggi e standard urbanistici il benessere e la vivibilità dei cittadini migliora sensibilmente. Se si devia sul mattone selvaggio si creano zone dormitorio con un alto tasso di criminalità che peggiorano enormemente le condizioni di vita della collettività a vantaggio di imprenditori senza scrupoli il cui unico obiettivo è riempirsi le tasche di soldi a palate. Orta di Atella docet.
Serviranno a poco le parate elettorali di Stato. Enzo Guida e company si giocano tutto sul Puc perché il futuro di Cesa ruota attorno allo strumento urbanistico. È ancora presto per dare giudizi senza appello ma dai palazzi in costruzione in via Matteotti emerge un trend negativo. Troppo cemento, in mano ai soliti imprenditori tuttofare che non si abbuffano nemmeno di terra di camposanto, e pochi servizi intrecciati a una preoccupante carenza di parcheggi. Già oggi percorrere via Matteotti, intasata da esercizi commerciali, è un’impresa ardua. Ecco, su questo si misura la vivibilità e l’idea di città che si ha in mente. Che si stia andando nella direzione sbagliata lo si capisce dallo spacchettamento dei comparti nell’ambito dei piani attuativi del Puc. Più si riducono i comparti, meno funzionali saranno le aree in questione. Comparti grandi invece consentono la realizzazione di spazi pubblici più ampi come piazze, scuole, verde e parchi attrezzati, per fare qualche esempio.
Perché allora l’amministrazione sta dando il via libera al frazionamento dei comparti? Semplice: per fare un favore ai costruttori e ai privati che, con comparti piccoli, non avranno il problema di realizzare ampie aree funzionali. Ognuno penserà a sé e ai propri portagli senza doversi confrontare con altri proprietari di lotti, che a loro volta peseranno a sé ai propri portafogli. Si inserisce in questo solco la delibera di giunta n. 313 del 27 novembre (link in basso). Al netto dei reiterati errori di tipo cartografico e il riferimento a un’altra deliberazione votata il 9 luglio del 20240 (non è escluso che Guida voglia restare in carica per secoli), l’esecutivo ha approvato la divisione di ben 5 comparti, i numeri 21, 33, 37, 42 e 48. E a parte anche il fatto che nella premessa si legge “Ritenuto, opportuno approvare le richieste di divisione dei comparti n.33-37-42-e 48”, mentre poi si delibera la divisione anche del comparto 21 (come mai?), quello che appare evidente è che la visione di città della giunta è di piccolo cabotaggio, mira ai piccoli interessi. Poi, come nella migliore tradizione orwelliana dell’amministrazione in carica, nello stesso atto dell’esecutivo si prende a pugni la verità. E si scrive: “L’obiettivo è di semplificare e ottimizzare l’attuazione del Piano Urbanistico Attuativo, la proposta di suddivisione consentirebbe una pianificazione più ordinata e una gestione più efficace delle risorse disponibili. Questo approccio garantirebbe una maggiore flessibilità nell’esecuzione delle diverse fasi progettuali, facilitando interventi mirati e tempestivi che rispondano in modo più adeguato e specifico alle esigenze del territorio, favorendo così uno sviluppo urbanistico più coerente e sostenibile”.
Nel celeberrimo “1984” l’attività di dispensare bugie è affidata al Ministero della Verità. A Cesa l’importante incarico di mistificazione lo svolge con dedizione e impegno la giunta.
Mario De Michele
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