I Latini direbbero: “Promoveatur ut amoveatur”. Così Alessandro Cattaneo è stato promosso a vicecoordinatore nazionale di Forza Italia ma è stato rimosso da capogruppo alla Camera. Al suo posto Paolo Barelli, già timoniere degli azzurri a Montecitorio nella passata legislatura. La mossa di Silvio Berlusconi è il preludio di una “rivoluzione”. Il cerchio magico non ruoterà più attorno a Licia Ronzulli, sollevata dalla carica di coordinatore della Lombardia con la chiamata alle armi di Alessandro Sorte. Per ora Ronzulli resta alla guida del gruppo dei senatori ma l’ex favorita del Cavaliere ha le ore contate. La barra del comando è finita nelle mani di Marina Berlusconi, di Gianni Letta e del vicepremier Antonio Tajani (a cui è vicinissimo Barelli). La primogenita dell’ex premier ha preso le redini del partito per evitare un altro strappo che avrebbe affossato definitivamente FI dopo gli addii di personaggi noti come Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna e Renato Brunetta. La stragrande maggioranza del gruppo parlamentare alla Camera si era già mobilitato per dare il benservito a Cattaneo. Pronte 33 firme su 44 deputati. Il Cav ha gettato acqua sul fuoco prima che tra gli azzurri scoppiasse un altro incendio. Una decisione concordata con la figlia e con il duo Letta-Tajani. Un ruolo determinante è stato svolto dalla neonata componente che fa riferimento a Marta Fascina, compagna del Silvio nazionale. Oltre a Sorte sono in forte crescita le quotazioni di Stefano Benigni e Tullio Ferrante. Entrambi fedelissimi della Fascina. La riorganizzazione interna mira ad arginare il calo del partito nei sondaggi, a vantaggio del Terzo Polo di Calenda e Renzi. La battaglia intestina contro Cattaneo e Ronzulli, che va avanti da mesi, è giunta all’epilogo. Stravolto il cerchio magico. Marina Berlusconi, Gianni Letta e Antonio Tajani tornano a essere centrali nell’assetto interno. Con la benedizione del Cavaliere.

Mario De Michele

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