“L’idea europea” di Matteo Salvini per Luca Zaia non è che l’ultimo segnale di quanto le acque nella Lega siano agitate. Su tanti fronti a partire, appunto, da quello del Veneto e del futuro del governatore della Regione. “Potrebbe fare tutto quello che vuole – dice Salvini – ovviamente lui ama il Veneto. Se portiamo a casa l’autonomia, le Olimpiadi, le ristrutturazioni e altri progetti suoi e della Regione sarebbe utile un difensore del Veneto in terra d’Europa”. Zaia in un ruolo di commissario? L’allusione parrebbe quella, vista anche la contrarietà del governatore a correre per l’Europarlamento. E tra i più maligni non manca chi la legge come un modo per toglierlo di mezzo da eventuali partite per la segreteria. Anche perché, per il momento, e per ammissione dello stesso Salvini, la via della conferma a Palazzo Balbi sembra preclusa. Il vicepremier in una due giorni veneta, ha di fatto ammesso che il partito non si impiccherà sul terzo mandato. “Se gli altri hanno detto di no – allarga le braccia Salvini – è chiaro che da soli non ce la possiamo fare. Se il 90% dei partiti è contro…”. “Non ho l’ansia e non perdo il sonno per il terzo mandato”, taglia corto il diretto interessato, Zaia, che ribadisce anche sul suo futuro: “lo programmerò io, quando sarà ora”. Ma è chiaro che l’archiviazione della partita lascia strascichi in una forza politica alle prese con più di qualche malumore interno, nonostante Salvini minimizzi: “sono solo due o tre, su migliaia di amministratori, quelli che hanno qualche problema”. Ma – mentre il capogruppo leghista in Senato Massimiliano Romeo si premura di prendere le distanze dal fratello influencer che ha attaccato Salvini in un video – nella visita veneta del leader leghista non manca qualche istantanea che segna la freddezza tra lui e il governatore Zaia. La cena del segretario con 11 dei suoi fedelissimi fuori Padova a Camposampiero – ad esempio – alla quale non avrebbero partecipato, però, secondo quanto viene riferito, amministratori leghisti di peso vicini a Zaia come il sindaco di Treviso Mario Conte. O, ancora, il fatto che al termine della conferenza stampa dopo l’evento alla Fiera Salvini si sia avviato all’incontro con le categorie locali seguito in processione da tutti i suoi, mentre Zaia e Conte se ne sono andati. Nel frattempo ribadisce il no sul terzo mandato anche Forza Italia che da tempo ha ormai messo nel mirino la Lega nella competition in vista delle europee con l’obiettivo di arrivare al 10%. E’ anche in questa chiave forse che si può leggere la proposta di Flavio Tosi per la corsa in Veneto il prossimo anno. Il nome dell’ex leghista viene messo sul tavolo da Tajani. Mentre un altro ex leghista è al lavoro per una candidatura europea nelle liste di FI: Marco Reguzzoni. Tra Lega e FI a godersi la partita – almeno sul fronte del Veneto – è Fratelli d’Italia. Da tempo un nome che circola nel partito per il Veneto è quella di Luca De Carlo, sindaco di Calalzo. C’è ancora molto tempo fino alle elezioni in Veneto ma in ogni caso – sia in chiaro che off – il partito ha fatto capire in tutte le salse che rivendica per sè la guida della Regione. Lo ribadisce il leader, Matteo Salvini. E lo dice più di qualche big a microfoni spenti. “Noi non abbiamo certo vinto di duemila voti…”, la fa breve un parlamentare salviniano ricordando provocatoriamente l’esito delle elezioni Sardegna. Intanto gli occhi sono comunque puntati alle europee. Con la Lega che affila le armi e prepara per il 23 marzo una convention a Roma dal titolo: ‘Winds of change – Towards a Europe of Cooperation’, ossia venti di cambiamento, verso un’Europa della cooperazione. Andrà in scena nella cornice degli Studios di via Tiburtina, a quasi quattro mesi dalla manifestazione sovranista di Identità e democrazia, la famiglia europea della Lega, che si è tenuta a inizio dicembre a Firenze.

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