Il cammino di Joe Biden verso la nomination per la Casa Bianca si fa sempre più tortuoso e nel blocco democratico che finora lo ha sostenuto, nonostante la disastrosa performance al dibattito televisivo, comincia a crearsi qualche crepa con un primo deputato che ne chiede esplicitamente il ritiro e i governatori sul piede di guerra. Per Donald Trump, invece, la strada verso l’incoronazione ufficiale alla convention dei repubblicani è sempre più in discesa. Forte della sentenza sull’immunità, il tycoon ora vuole provare a smontare tutti i procedimenti a suo carico. A partire dalla sentenza di condanna a New York per i pagamenti alla pornostar Stormy Daniels, di cui ha gia’ ottenuto lo slittamento dall’11 luglio al 18 settembre, quindi dopo la convention di Milwaukee. La fibrillazione nel partito del presidente continua a salire tanto che alcuni governatori hanno chiesto (e ottenuto per mercoledi’) un incontro con Biden per discutere le loro preoccupazioni. In una telefonata, il governatore del Minnesota Tim Walz ha condiviso lo stupore e la frustrazione di alcuni sui colleghi per non essere stati contattati dallo stesso Biden all’indomani del duello tv, tanto più che nei sondaggi del giorno dopo almeno due di loro – quella del Michigan Gretchen Whitmer e quello della California Gavin Newsom – sono dati di ben 5 punti avanti al tycoon in un’eventuale loro corsa alla presidenza. Perfino un’alleata storica del commander in-chief, l’84enne Nancy Pelosi, ha ammesso come sia “legittimo” interrogarsi sul suo stato di salute. Tuttavia, per l’ex speaker della Camera il duello tv è stato solo “una brutta serata” e non bisogna dimenticare “la posta in gioco” alle prossime elezioni. Una linea ripetuta dalla portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre, che per un’ora e’ stata incalzata dai reporter solo sulla salute del commander in chief: “ha avuto una serataccia ma sa come riprendersi”, ha assicurato, definendo non necessario un test cognitivo. Poi è spuntato il primo eletto dem che ha chiesto esplicitamente al presidente di ritirarsi dalla corsa: si tratta del deputato del Texas Lloyd Doggett, non un pezzo da novanta del partito ma sicuramente il sintomo che le acque sono agitate, tanto che secondo Bloomberg i democratici stanno valutando la possibilità di anticipate la nomination al 21 luglio, quando il comitato si riunirà virtualmente per finalizzare le procedure della convention che si apre il 19 agosto. “Dovrebbe prendere la dolorosa e difficile decisione di ritirarsi”, ha detto Doggett spiegando che la sua scelta di uscire allo scoperto “non è stata presa alla leggera e non intacca il rispetto nei confronti di Biden”. Il presidente intanto ha provato a far dimenticare il tragico duello con Trump a quel 72% degli americani che dubitano delle sue capacità fisiche e mentali con un discorso a sorpresa alla Casa Bianca. “La sentenza della Corte suprema è un pericoloso precedente”, ha tuonato il commander-in-chief decisamente più incisivo rispetto a giovedì scorso, ma soltanto per pochi minuti. “Nessuno è al di sopra della legge, neanche il presidente degli Stati Uniti”, ha attaccato ancora accusando il tycoon di aver “incoraggiato la violenza per mantenere il suo potere” e avvertendo che un suo secondo mandato può essere “più pericoloso del primo”. Trump nel frattempo si gode il vantaggio di 3-6 punti sul rivale democratico in tutti i sondaggi e approfitta della decisione del massimo tribunale Usa per ribaltare la sentenza di Manhattan. In una lettera al giudice Juan Merchan i suoi avvocati hanno chiesto l’autorizzazione a presentare una mozione per annullare il verdetto argomentando che, nonostante le azioni per le quali Trump è stato condannato siano state compiute quando era un candidato, le prove raccolte dal procuratore Alvin Bragg risalgono al suo periodo alla Casa Bianca e dunque cadono sotto l’ombrello degli “atti ufficiali” tutelati dall’immunità. Un azzardo quello di The Donald che comunque, dopo la disponibilità da parte della procura di Manhattan, ha ottenuto dal giudice il rinvio della sentenza di condanna.
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