Il deputato repubblicano Andy Ogles ha presentato una risoluzione per chiedere la messa in stato di accusa di Kamala Harris per presunti gravi crimini commessi da vicepresidente. Negli articoli di impeachment presentati, Ogles accusa Harris di aver dimostrato una “straordinaria incompetenza nell’esecuzione di doveri” in particolare sull’immigrazione, uno dei dossier che Joe Biden le aveva affidato. Harris ha mostrato un “forte rifiuto” ad attuare le leggi esistenti sull’immigrazione e una “palpabile indifferenza verso gli americani che soffrono a causa della crisi al confine” con il Messico, ha osservato Ogles. “So che tipo di persona è Donald Trump, ne ho conosciuti quando facevo la procuratrice in California e ho messo sotto inchiesta truffatori e predatori sessuali”: Harris vola a Milwaukee per il suo primo comizio davanti ad una folla dem nuovamente entusiasta, che la acclama ‘Kamala, Kamala”, e rilancia gli attacchi al tycoon, che nel frattempo si dice “assolutamente pronto” a sfidarla in un duello tv. “Trump vuole riportare indietro il nostro Paese ma noi non indietreggeremo perchè la nostra battaglia e’ per il futuro e la liberta’”, ha scaldato i fan in un discorso mai forse cosi’ appassionato e grintoso, dove ha tirato fuori un temperamento da leader. “Non abbiamo paura di lavorare sodo… voglio unire il partito per vincere a novembre perchè, quando combattiamo, vinciamo”, ha promesso. Harris ha ormai la nomination in tasca e il primo sondaggio (Reuters-Ipsos) dopo il ritiro del presidente la dà avanti di due punti su The Donald (44% a 42%), anche in una gara a tre (42% contro il 38% di Trump e l’8% di Robert F. Kennedy). La tappa nella città dove si è appena conclusa la convention repubblicana era già prevista prima del passo indietro di Biden ma per Harris è diventata l’occasione per mettere a fuoco il suo messaggio e fare un reset della campagna democratica in uno Stato in bilico nella Rust Belt: il Wisconsin, che insieme al Michigan e alla Pennsylvania rappresenta il blue wall da difendere con i denti. Insieme ad Arizona, Nevada e North Carolina, Stati della Sun Belt. E’ proprio da uno di questi Stati che dovrebbe uscire il nome del suo vice. In pole ci sono il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, quello della North Carolina Roy Cooper e il senatore ex astronauta dell’Arizona Mark Kelly. Nomi che potrebbero spiazzare nuovamente il tandem Gop. Intanto, a meno di 36 ore dal ritiro del presidente dalla corsa, la sua vice si è già assicurata l’impegno verbale di oltre 2.500 delegati, ben oltre il quorum di 1.976 per ottenere la candidatura. I delegati possono ancora cambiare idea, ma solo poche decine sono indecisi e finora non è emerso alcun rivale. Il comitato nazionale dell’Asinello annuncerà l’iter per la nomination mercoledì ma ha già fatto sapere che intende procedere ad una ‘roll call’ virtuale dei delegati dalla prossima settimana: per concludere l’iter entro il 7 agosto, in modo da rispettare la scadenza dell’Ohio per far comparire i nomi del ticket dem nelle schede del 5 novembre. Probabile quindi che a metà della prossima settimana Harris annunci il suo ‘running mate’, per poi essere incoronata ufficialmente alla convention di Chicago in agosto. La nuova frontrunner del partito continua ad incassare endorsement. Gli ultimi sono arrivati dalla star di Hollywood George Clooney, da vari sindacati e dai leader dem di Camera e Senato, Hakeem Jeffries e Chuck Schumer. Indirettamente la appoggia anche Beyoncé, che ha autorizzato in tempi record la campagna della Harris a utilizzare come inno la canzone ‘Freedom’ (dall’album del 2016 ‘Lemonade’) da adesso fino al voto di novembre. Barack Obama resta in silenzio ma solo per rispetto dell’iter del partito: di fatto anche lui sosterrà Kamala. Unica voce fuori dal coro Black Lives Matter: il movimento afroamericano per la giustizia razziale ha chiesto che il comitato nazionale democratico organizzi immediatamente delle primarie informali e virtuali in tutto il Paese prima della convention di agosto, “per consentire la partecipazione del pubblico al processo di nomina, e non solo una nomina da parte dei delegati del partito”. “Questo momento richiede un’azione decisiva per proteggere l’integrità della nostra democrazia e la voce degli elettori afroamericani”, ha spiegato. Una mossa strana nei confronti di una candidata di colore che si è sempre battuta contro il razzismo e gli abusi delle forze dell’ordine, anche se è soprannominata ‘Kamala the cop’ (Kamala il poliziotto) per i suoi trascorsi da procuratrice. Harris continua anche a macinare fondi, elettrizzando l’elettorato dem e promettendo di mettere al centro della sua campagna l’aborto, la stretta sulle armi, l’ambiente e la middle class. In 48 ore ha raccolto oltre 100 milioni di dollari, superando i 95 milioni che la campagna di Biden aveva in banca alla fine di giugno.

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