Mamma mia, che vergogna! Nemmeno ai tempi della tanto vituperata prima Repubblica si sarebbe assistito all’inverecondo spettacolo inscenato dall’amministrazione comunale di Aversa. Assessori di qualità e dalla dirittura morale integerrima, come Benedetto Zoccola, Mario De Michele e Eleonora Giovene di Girasole ,“costretti” a dimettersi per fare spazio a galoppini, trasformisti e opportunisti. Regista della stomachevole pièce il sindaco Alfonso Golia. Lo stesso che in campagna elettorale sventolava ai quattro venti la bandiera del cambiamento. Un giovane-vecchio che lo scorso dicembre, nonostante la “sfiducia” in assise sull’assestamento di bilancio, pur di restare aggrappato alla seggiola, scese a patti scellerati con una parte dell’opposizione. Si salvò in seconda battuta grazie ai traditori Giovanni Innocenti, Francesco Sagliocco, Olga Diana e il monostellato Roberto Romano. A 4 mesi da quel ribaltone indecoroso i quattro funamboli della politica hanno bussato alla porta del sindaco per attuare la spartizione concordata sotto l’egida del consigliere regionale Giovanni Zannini. Lo dissero a Golia già ai tempi del patto sottobanco: “Ccà ‘a pezza e ccà ‘o sapone”. La pezza servì per mettere una toppa alla votazione sul riequilibrio di bilancio, il sapone è pronto a uscire dall’emporio della compravendita politica.
Ai dimissionari Zoccola, De Michele e Giovene di Girasole subentreranno, quasi certamente, Innocenti, Sagliocco e Marco Villano. Per dovere di cronaca quest’ultimo merita una menzione a parte. Campania Notizie non ha mai perso l’occasione di punzecchiarlo, ma per onestà intellettuale e per dati oggettivi ci corre l’obbligo di rimarcare che Villano è l’unico che possiede le doti politiche e le competenze per ricoprire la carica di assessore. Peraltro il suo nome non rientra nella logica della bancarella del torrone. Il suo mentore, Stefano Graziano, si è tirato fuori dai giochi sporchi. Ha lasciato campo libero a Golia. Che, come sempre, si è dimostrato un re Mida all’incontrario, gestendo la partita politica peggio di Agnelli con la Superlega. Nel timore di vacillare di nuovo e cadere definitivamente il sindaco non ci ha pensato su due volte a buttare a mare i tre assessori più efficienti. Ha sacrificato, come un novello Bruto, anche Zoccola, garanzia di legalità e trasparenza. Il nuovo assetto di maggioranza infatti ha determinato la nascita nel civico consesso di tre gruppi formati ognuno da quattro consiglieri. Il primo composto da Erika Alma e Vincenzo Angelino del Pd e dai due indipendenti Pasquale Fiorenzano e Marco Girone. Il secondo costituito da Domenico Menale, Antonio Andreozzi, Mariano Scontri e Paolo Cesaro (La Politica che Serve). E il terzo messo in piedi, proprio per spartirsi la torta in giunta, da Sagliocco, Innocenti, Romano e Diana. Ogni gruppo avrebbe dovuto indicare due nomi (un maschio e una donna). Ma, tanto per non cambiare, i quattro dell’Apocalisse non hanno mantenuto fede nemmeno a questo impegno. Hanno imposto due nomi di maschi, quello di Innocenti e di Sagliocco. A quel punto Golia, che aveva bollato come intoccabili gli assessori in rosa Elena Caterino, Luisa Melillo e Francesca Sagliocco, per non ritrovarsi contro i seguaci di Zannini e del monostellato Romano ha concesso ai transfughi due assessori maschi. Ed è saltato il banco. Alma, Angelino, Fiorenzano e Girone hanno continuato, giustamente, a sponsorizzare Villano. Menale, Andreozzi, Scontri e Cesaro hanno chiesto la conferma degli assessori in gonnella Sagliocco e Melillo. Per le quote rosa i conti non sono tornati. L’innovatore Golia ha fatto come al solito buon viso a cattivo gioco. No problem. Va bene così. Inevitabile l’effetto domino: da persone perbene Zoccola, De Michele e Giovene di Girasole hanno gettato la spugna. Non sono stati attinti dagli schizzi di fango di una spartizione oscena. Complimenti a loro. Al sindaco restano la fascia tricolore, una giunta squallida e un consiglio comunale che, con l’ingresso di Federica Turco al posto di Sagliocco e di Clotilde Criscuolo, subentrante a Innocenti, tradisce totalmente l’esito elettorale. Di contro Golia ha perso una cosa che non ha valore. La dignità.