La prefettura di Biella ha avviato la procedura per ritirare altre sei armi in possesso di Emanuele Pozzolo, il deputato dalla cui pistola nella notte di Capodanno è partito un proiettile che ha ferito lievemente uno dei presenti a una festa, nel Biellese. Lo si apprende dagli investigatori, tenendo conto del fatto che a procedere è la prefettura di Biella, competente per territorio, dal momento che Pozzolo risulta residente a residente a Campiglia Cervo, un paesino di mezza montagna a meno di venti chilometri a nord del capoluogo. Ciò nonostante le altre sei armi in suo possesso risulterebbero nell’abitazione di Vercelli. Solo la mini pistola che nella notte di Capodanno ha sparato è stata finora sequestrata nell’immediato, dai carabinieri, che indagano sull’accaduto, coordinati dalla procura locale. Per le altre sei armi non sarà un sequestro immediato: la legge prevede infatti che Pozzolo possa presentare le controdeduzioni entro una settimana. Se non dovessero essere accolte, i carabinieri potranno procedere al sequestrare pistole e fucili di proprietà del deputato di Fratelli d’Italia. A quel punto Pozzolo potrà comunque ricorrere al Tar entro sessanta giorni o presentare nei successivi tre mesi un ricorso straordinario al presidente della Repubblica. Lesioni colpose, accensioni pericolose, omessa custodia di armi. Emanuele Pozzolo è l’unico indagato dalla procura di Biella per quanto avvenuto la notte di Capodanno a Rosazza nei locali della Pro Loco, dove, al termine della serata di festeggiamenti, un colpo partito accidentalmente dalla sua pistola ha ferito uno dei presenti. I magistrati della città piemontese parlano di “atto dovuto”. Da testimonianze raccolte dai carabinieri, peraltro, non risulta che altri stessero maneggiando l’arma: la circostanza comunque resta tutta da verificare. Una risposta arriverà dallo Stub, il test per la ricerca di residui di polvere da sparo. Nell’immediatezza, Pozzolo non si è sottoposto all’accertamento. Poi ha parlato con alcuni conoscenti e alcune ore più tardi, alle 7:25, i carabinieri hanno potuto procedere. I rilievi sono stati effettuati sia sulle mani che sugli indumenti, tra cui un pile e un paio di jeans. Gli abiti non sono stati presi in consegna dai militari perché, secondo quanto si è appreso, il deputato ha sollevato una questione legata all’immunità parlamentare. Gli investigatori sono comunque certi che il passare delle ore non ha messo a rischio l’attendibilità del test, per il cui esito sono stati interpellati gli specialisti del Ris di Parma. Alla festa c’erano una trentina di persone, fra cui il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro con la sua scorta. Pozzolo aveva atteso la mezzanotte in casa con la famiglia, e alla Pro Loco si è presentato intorno all’una e un quarto. Uno dei presenti dice che era “molto allegro”. “Ad un certo punto – è il racconto – ha tirato fuori una pistola per farla vedere in giro. Era piccola, sembrava un accendino, e la poteva tenere nel palmo di una mano”. Cosa è accaduto lo accerteranno gli inquirenti. La scena è durata meno di venti secondi. “Non c’è stato nemmeno il tempo – continua il testimone – di chiedergli cosa stessa facendo e magari di mettere via l’arma, visto che nel locale c’era anche dei bambini”. Il proiettile ha raggiunto uno dei presenti, Luca Campana, 31 anni, alla coscia sinistra, genero di uno dei componenti della scorta di Delmastro. Il sottosegretario in quel momento era fuori, sul piazzale, a prepararsi per la partenza. Sono stati due agenti del suo seguito a prestare i primi soccorsi a Campana e a mettere la pistola in sicurezza. L’arma è un mini-revolver North American Arms Provo Ut, calibro 22, ed è stata messa sotto sequestro dalla procura. La Procura di Biella intanto procederà alla revoca del porto d’armi a Pozzolo che lo aveva per difesa personale. Dopo essere stato ferito Campana è stato portato in ospedale a Ponderano, dove i medici gli hanno estratto il proiettile dalla parte posteriore della gamba, quasi sotto il gluteo, e lo hanno dimesso con una prognosi di 10 giorni. Finora non ha presentato querela. La lesione è lieve, ma in questo momento per camminare deve usare le stampelle. Luca convive con la figlia del caposcorta di Delmastro e ha due figli. Lavora come elettricista in una ditta di installazione allarmi ed è considerato molto bravo, tanto che l’azienda gli ha consegnato un attestato per l’ottimo rendimento reso nel 2023. Le indagini ora sono concentrate sulle analisi dei test per rilevare tracce di polvere da sparo e sulle dichiarazioni rese dai partecipanti alla cena. Verifiche verranno fatte anche sulla mini pistola e sul proiettile che ha ferito il 31enne. Si punta ad accertare l’esatta dinamica dei fatti, capire come è partito lo sparo e chi aveva la pistola in quel momento. “Non ero io” ha detto Pozzolo ai carabinieri. Ma secondo un supertestimone – un agente di polizia che era alla festa nella Pro Loco di Rosazza -, il revolver era impugnato dal deputato di Fratelli d’Italia, smentendo la versione dell’onorevole. “Abbiamo avuto tutti paura, c’erano dei bambini. Pozzolo è arrivato a fine serata, stavamo andando via: era allegro, ha tirato fuori la pistola senza che nessuno glielo avesse chiesto e all’improvviso è partito lo sparo”. Intanto la sospensione dal partito per Pozzolo potrebbe arrivare già oggi. Da fonti vicine alla premier trapela tutta l’irritazione di Giorgia Meloni per l’ennesima grana che arriva prima dalla conferenza stampa rimandata per ben due volte, a causa dei suoi problemi di salute. Meloni avrebbe addirittura parlato “follia” da parte del deputato del suo partito e in ogni caso di un comportamento che non rimarrà senza conseguenze. Il Corriere della Sera svela il retroscena sulla reazione di Giorgia Meloni in merito al caso Pozzolo. Giorgia Meloni, a caldo, era talmente infuriata da chiedere ai suoi di sospendere immediatamente Emanuele Pozzolo, ex esponente leghista da 8 anni passato a FdI: “Questa follia ci danneggia!”, Giovanni Donzelli e Giovanbattista Fazzolari, due fedelissimi della leader del partito, l’avrebbero fatta desistere, in attesa delle indagini. Insomma la conferenza stampa di fine anno della premier di domani, rischia di diventare un tribunale popolare.

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