“Quelle approvate sono le regole che avremo scritto? No. È l’intesa migliore possible alle condizioni date, sì. Quando ti presenti al tavolo delle trattative con un deficit al 5,3% causato soprattutto dalla ristrutturazione gratuita delle seconde e terze case e chiedi maggiore flessibilità è possibile che qualcuno ti guardi con diffidenza. E se noi, nonostante l’eredita pessima abbiamo portato a casa un buon compromesso è perché in un anno abbiamo mostrato che la stagione dei soldi gettati al vento per pagare le campagne elettorali è finita”. Così la premier Giorgia Meloni alla Camera rispondendo al M5s sul Patto di stabilità. “Signora presidente, mi spieghi una cosa: lei è andata al governo per risolvere i problemi degli italiani o per scaricare le responsabilità su altri?”: lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein, nella replica dopo la risposta della premier Meloni all’interrogazione dei Dem sulla sanità al premier time, in cui è stato chiesto un piano straordinario di assunzioni nella sanità. “Il tetto alle assunzioni – ha poi aggiunto – è stato introdotto nel 2009, al governo c’era lei e nello specifico il problema lo ha creato lei”. “Come ricorda la collega Schlein il tetto alla spesa del personale sanitario fu introdotto nel 2009: ha portato al crescente ricorso ai contratti a termine e al devastante fenomeno dei medici gettonisti. Facciamo i conti con una situazione stratificata in 14 anni. Non chiederò perché non lo avete risolto voi questo problema. Le dirò che è un’implicita attestazione di stima che chiedete a noi di risolvere i problemi che non avete risolto in dieci anni al governo: grazie per fidarvi di noi e del nostro governo”. Così la premier Giorgia Meloni alla Camera rispondendo a una domanda della leader del Pd sulle liste d’attesa nella sanità. “Consideriamo doverosi gli indennizzi, lo abbiamo mostrato aumentando nel 2023 il fondo. Non può esserci dal governo un intento dilatorio o ostruzionistico. Ciò non toglie che l’Avvocatura dello Stato debba fare il suo lavoro di verifica sui presupposti per il risarcimento. La completezza del contradditorio non è disattenzione per le vittime ma rispetto della legge. Non c’è nessun intento dilatorio ma un lavoro necessario, usiamo risorse dei cittadini, nel modo più corretto possibile”. Così la premier Giorgia Meloni alla Camera rispondendo a Ricardo Magi (+E) sul risarcimento ai familiari delle vittime delle stragi naziste. “Il gruppo Fiat e i marchi italiani collegati rappresentano una parte molto importante della storia industriale nazionale, in termini occupazionali e di ricchezza prodotta, un patrimonio economico che merita la massima attenzione, e questo significa anche avere il coraggio di criticare alcune scelte del management e del gruppo quando sono state distanti dall’interesse italiano, come mi è capitato di fare, spesso nell’indifferenza generale”, ha detto la premier, rispondendo a una domanda di Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Per-Renew Europe, su Stellantis. “Penso allo spostamento della sede legale e fiscale fuori dall’Italia o alla fusione che celava un’acquisizione francese dello storico gruppo italiano: tanto che oggi nel Cda di Fca siede un membro del governo francese, non è un caso se le scelte industriali del gruppo tengono maggiormente in considerazione le istanze francesi rispetto a quelle italiane”, ha detto Meloni. “Non si tratta di privatizzare per privatizzare, di dismettere o di svendere, come ho detto l’impostazione di questo governo è lontana anni luce da quanto visto purtroppo accadere in passato quando le privatizzazioni” sono state “regali miliardari a qualche ben inserito e fortunato imprenditore, quello non aveva niente a che fare con il libero mercato ma piuttosto” a quanto accaduto “con gli oligarchi russi quando si è dissolta l’unione sovietica”, ha affermato Meloni, sottolineando che il governo punta a usare le privatizzazioni come strumento di “politica industriale”. “Vogliamo tornare a produrre un milione di veicoli l’anno con chi vuole investire davvero sulla storica eccellenza italiana. Se si vuole vendere auto sul mercato internazionale pubblicizzandola come gioiello italiano allora quell’auto deve essere prodotta in Italia questa la questione che dobbiamo porre”, ha detto Meloni. “Non si tratta di privatizzare per privatizzare, di dismettere o di svendere, come ho detto l’impostazione di questo governo è lontana anni luce da quanto visto purtroppo accadere in passato quando le privatizzazioni” sono state “regali miliardari a qualche ben inserito e fortunato imprenditore, quello non aveva niente a che fare con il libero mercato ma piuttosto” a quanto accaduto “con gli oligarchi russi quando si è dissolta l’unione sovietica”. Meloni sottolinea che il governo punta a usare le privatizzazioni come strumento di “politica industriale”. “L’Italia è da sempre per uno Stato palestinese, per questo non condivido la posizione espressa dal primo ministro israeliano sulla materia, ha detto Meloni. Un’intesa – ha aggiunto però – “non può essere chiesta unilateralmente: il presupposto è il riconoscimento degli interlocutori, di Israele e del diritto degli israeliani a vivere in sicurezza”. “Siamo stati i primi ad inviare aiuti a Gaza. Approfitto per annunciarvi che stiamo lavorando per portare minori palestinesi in Italia per essere curati nei nostri ospedali”, ha aggiunto la presidente del Consiglio. “Presidente Meloni ma lei cosa è? Un re Mida al contrario. Lui trasformava in oro tutto ciò che toccava, lei tutto cio che tocca lo distrugge, faccia anche meno”, ha detto il leader di M5s Giuseppe Conte nella replica alla premier Meloni, dopo che questa aveva risposto all’interrogazione del Movimento sul patto di stabilità.

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