Nel centrosinistra si respira aria di entusiasmo per quella che da molti viene vissuta come una rimonta possibile. Luciano D’Amico, il candidato del campo larghissimo, è convinto di farcela. “In Abruzzo vincerò io, credo con più del 52 per cento”, suona la carica l’ex rettore dell’Università di Teramo, che i suoi supporter definiscono “il costruttore di futuro”. Per la chiusura di campagna sceglie di non avere accanto i leader nazionali che lo hanno sostenuto con una massiccia presenza sul territorio. Da Elly Schlein a Giuseppe Conte, da Carlo Calenda a Matteo Renzi, passando per Nichi Vendola e Angelo Bonelli. Tutti sono stati qui alla caccia dell’ultimo voto utile per ribaltare un risultato che qualche settimana fa sembrava scontato. Tra le prime battute di campagna elettorale e il gran finale, però, c’è di mezzo la vittoria in Sardegna. E, non a caso, è proprio la presidente Alessandra Todde a condividere il palco dell’Aquila con D’Amico. Con la speranza che il vento sardo possa soffiare sulla sua vittoria. “Uniti, proprio come in Sardegna, possiamo battere questa destra”, dice Todde. Che scende in campo per le ultime decisive ore, attraversando in lungo e in largo la provincia dell’Aquila. A Celano incrocia una delle ultime tappe in Regione di Giuseppe Conte. Si abbracciano, passeggiano e registrano “anche qui la forza del cambiamento”. “Con coalizioni coese si compete a ogni livello”, rilancia il presidente M5s. “Unità” è la parola d’ordine che tutti rilanciano nel tirare la volata finale a D’Amico. “Uniti si vince”, hanno detto Schlein e Stefano Boanccini sul palco di Pescara. “Todde è la prospettiva concreta che si può vincere, che si può realizzare una prospettiva di rinnovamento”, ribadisce Conte da Pescina. Dove rilancia la prospettiva di un governo nazionale con il Pd .”Improbabile che il M5s arrivi al 50,01%”, commenta. “Sento da parte delle persone la chiara voglia di cambiamento”, aggiunge da Chieti il deputato dem Alessandro Zan. Sia il M5s che il Pd, nelle ultime ore, insistono molto su un tema sensibile tra i cittadini abruzzesi: la sanità. Conte parla di “disastro” della giunta Marsilio e attacca: “non c’è stata attenzione ai bisogni della comunità”. Si scaglia contro le “false promesse” fatte da “una quindicina di ministri”, riferendosi ai rappresentanti del governo arrivati in Regione a sostegno di Marsilio. Tra questi, il ministro Gennaro Sangiuliano, che sale sul palco con Marsilio per la chiusura nel capoluogo, e annuncia: il MiC ha attivato “200 milioni di euro” per la cultura in Abruzzo. Il Pd parla di “uso di incarichi pubblici per finalità politiche”. Sul fronte abruzzese, anche il candidato D’amico attacca gli ultimi provvedimenti approvati dalla giunta Marsilio con nuove risorse: “aboliremo i maxi emendamenti con i fondi a pioggia”. Ultime scintille. E Conte, dalla Marsica insiste: “se si scrive una pagina di rinnovamento questo andrà a colpire il governo e Fratelli d’Italia che qui ha creato un suo feudo”. Un ultimo affondo a Giorgia Meloni. “Nervosismo”, “preoccupazione”, sono le parole usate dal centrosinistra per descrivere l’aria che si respira nel centrodestra in vista del voto di domenica. In molti, però, tra le piazze abruzzesi ritengono che gli attacchi alla destra da soli non bastino per la caccia agli indecisi. E così, per il duello finale, il presidente M5s prova a prendersi la scena, pescando nel mondo della comicità. Sale su una panchina con Nduccio, celebre in Abruzzo e non solo, e punta tutto sull’ironia con un insolito duetto. Riprende il tormentone di questa campagna elettorale, quello sulla provenienza dell’avversario Marsilio. E lancia un ultimo accorato appello per D’amico. Anche il candidato presidente prova a stemperare la tensione delle ultime ore: “se dovessi vincere mi taglierei la barba”. Sguardo rivolto a domenica. Fari sui dati dell’astensione. Il centrosinistra spera di recuperare terreno proprio lì. Il centrodestra invece, chiude la campagna elettorale in Abruzzo con tutte le forze disponibili. Il gran finale all’Aquila schiera tutti i governatori limitrofi a supporto di Marsilio, tutti di centrodestra a partire da Acquaroli (Marche), Tasei (Umbria), Roberti (Molise) per provare a formare quel blocco compatto di centro Italia del quale ha parlato Marsilio dal palco. Durante la giornata, da Salvini a Tajani e poi Sangiuliano, passando per i non presenti di persona ma ben presenti di spirito, ossia Zangrillo da Torino, Ciriani da Pordenone e il governatore Fontana da Milano, è stato un susseguirsi di incoraggiamenti e buoni propositi.
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