Quattro ore sciopero, quattro ore per cercare di difendere il proprio contratto di lavoro. E per chiederne, quindi, l’applicazione. Parliamo del contratto collettivo nazionale dell’industria alimentare (sottoscritto lo scorso 31 luglio tra Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil e tre associazioni di riferimento Unionfood, Ancit e Assobirre) che ancora non trova applicazione.
“L’atteggiamento incomprensibile di una parte delle associazioni durante la trattativa del rinnovo del contratto industria alimentare è un vero paradosso – dichiarano le segreterie casertane di Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil – Migliaia di lavoratori durante il periodo di lockdown hanno garantito il proprio contributo al Paese, lavorando senza sosta per portare cibo sulle nostre tavole, mettendo a rischio la propria salute e quella dei loro cari. Prima ritenuti essenziali, oggi si vedono negato il rinnovo contrattuale da alcune associazioni di categorie e aziende, nonostante tutti i punti della trattativa erano ormai allineati”.
“Questo – si legge nella nota sindacale -, accade anche in provincia di Caserta dove, a causa del mancato accordo finale, a centinaia di lavoratori sono ancora preclusi tutti i diritti e le tutele dell’accordo del 31 luglio scorso, compreso l’aumento salariale di 119 euro a regime – precisano i sindacati -. Ci stupisce profondamente come realtà importanti del nostro territorio, tra le quali Ferrarelle (a Riardo) e Coca cola Hbc (a Marcianise), si ostinino a non aderire al rinnovo creando nei fatti una disparità con lavoratori di altre realtà produttive. Le nostre organizzazioni, davanti a tali prese di posizione, continueranno con azioni di lotta così come già avvenuto nelle ultime settimane. Di fronte alla miopia di chi pensa che il lavoro non vada riconosciuto in diritti e salario – concludono i sindacati – la nostra lotta non si fermerà”.