Sono iniziati stamattina a Teheran i funerali ufficiali di Ismail Haniyeh, ucciso nella capitale iraniana da un raid missilistico attribuito a Israele. Una folla in lutto con i ritratti del leader di Hamas e bandiere palestinesi si è radunata nell’Università di Teheran, nel centro della città. La Guida Suprema della Repubblica islamica dell’Iran, Ali Khamenei, ha pregato sulla bara di Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas ucciso ieri da un missile a Teheran, durante i funerali in corso nella capitale iraniana. Dopo la preghiera di Khamenei durante una cerimonia presso l’università di Teheran, è iniziata la processione funebre verso piazza Azadi, a cui partecipano molti cittadini oltre che funzionari politici, militari e di governo iraniani, riferisce Irna. L’agenzia pubblica video in cui si vedono sfilare migliaia di persone, tra cui molte che sventolano la bandiera della Palestina. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha invitato “tutte le parti” in Medio Oriente a “fermare le azioni di escalation”. Il raggiungimento della pace “inizia con un cessate il fuoco, e per arrivarci è necessario che tutte le parti parlino (e) smettano di intraprendere azioni di escalation”, ha detto Blinken ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa in Mongolia. L’Iran ha annunciato la chiusura del proprio spazio aereo fino alle 5 ora italiana, secondo fonti citate da media israeliani. Analisti militari riferiscono che Teheran avrebbe inoltre informato in queste ore Qatar e Arabia Saudita della sua intenzione di effettuare un attacco contro Israele, chiedendo a Doha e Riad di non consentire l’utilizzo del loro spazio aereo allo Stato ebraico o agli Stati Uniti. Nel giro di sette ore intelligence ed esercito israeliani hanno messo a segno gli omicidi del capo militare di Hezbollah Fuad Shukr a Beirut e del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran. Il missile che ha ucciso il capo della fazione palestinese è arrivato alle due di notte, colpendolo “direttamente”. Le finestre, le porte e le pareti della sua stanza dell’appartamento segreto che gli avevano messo a disposizione i Pasdaran nel cuore della capitale iraniana sono state completamente distrutte. A darne notizia mentre era ancora buio è stata proprio Hamas. I media israeliani hanno subito pubblicato fatti e foto, ma nessuna rivendicazione ufficiale è arrivata. Neppure in serata, quando il premier Benyamin Netanyahu ha parlato alla nazione mostrandosi più fermo che nei giorni precedenti, consapevole di aver ottenuto risultati che gli danno almeno al momento certezza di sopravvivenza politica. Neppure una parola esplicita su Haniyeh, ma un’affermazione lampante: “Abbiamo inferto colpi devastanti a tutti i nostri nemici”. Poi un avvertimento di non poco conto: “La guerra richiede tempo”. Insomma, la fine delle ostilità nella Striscia e con gli altri nemici non è alle porte. La svolta di Bibi adesso impone nuove decisioni. I primi a doverle prendere siedono nei palazzi del potere di Teheran, dove lo shock iniziale per l’eliminazione dell’amico Haniyeh – ospite nella capitale per l’insediamento martedì del nuovo presidente Massoud Pezeshkian – dovrà essere superato in fretta per lasciare spazio ad una risposta. Secondo il New York Times, che cita tre funzionari iraniani, l’ayatollah Ali Khamanei avrebbe ordinato di colpire direttamente Israele. Ma se la sentirà la Repubblica islamica di andare allo scontro diretto con il nemico numero uno, come blandamente ha già fatto nei mesi scorsi? Oppure sceglierà di far decantare gli animi prevedendo una rappresaglia diluita nel tempo e forse ancor più pericolosa? Il Consiglio supremo di sicurezza si è riunito poche ore dopo la notizia della morte di Haniyeh. Un freno per l’Iran c’è, ed è la considerazione di essere più vicini che mai alla capacità nucleare, oggetto di deterrenza senza pari. Un’opportunità che potrebbe subire danni irreparabili se Teheran si lasciasse andare a reazioni non ben ponderate. Una fiammata totale tra Iran, Hezbollah e Israele avrebbe conseguenze incalcolabili. Le dichiarazioni ufficiali comunque sono state durissime. “La Repubblica islamica difenderà il suo onore e farà pentire gli invasori terroristi della loro azione codarda”, ha tuonato il presidente Pezeshkian. Mentre per il leader supremo Khamenei “il regime sionista affronterà una dura punizione per l’assassinio di Haniyeh”.

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