Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato alle 10.30 come da programma al cimitero di Casal di Principe per rendere omaggio a don Giuseppe Diana, il sacerdote ucciso dalla camorra 29 anni fa. Ad accoglierlo, il sindaco di Casale, Renato Natale e i fratelli di don Peppino, Marisa ed Emilio. «La mafia è violenza ma, anzitutto, viltà. I mafiosi non hanno nessun senso dell’onore né coraggio. Si presentano forti con i deboli. Uccidono persone disarmate, organizzano attentati indiscriminati, non si fermano davanti a donne e a bambini. Si nascondono nell’oscurità». È questo il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, da Casal di Principe. Davanti a una platea di studenti e professori, il capo dello Stato esalta il riscatto di questa terra martoriata: «È con grande partecipazione che mi rivolgo a voi, ragazze e ragazzi, che vivete la vostra giovinezza in questa terra, in passato così duramente ferita dalla presenza della criminalità organizzata. E che ora è protagonista di una stagione straordinaria di fermento e di riscatto. Cari studenti, questo incontro è dedicato a voi, testimoni di speranza». Nel giorno della commemorazione delle vittime innocenti delle mafie, Sergio Mattarella celebra don Peppino Diana: «Prima di venire qui, nella vostra scuola, mi sono recato al cimitero, davanti alla tomba di don Peppino, dove ho incontrato i suoi familiari. Don Peppino era un uomo coraggioso, un pastore esemplare, un figlio della sua terra, un eroe dei nostri tempi, che ha pagato il prezzo più alto, quello della propria vita, per aver denunciato il cancro della camorra e per aver invitato le coscienze alla ribellione. Don Diana aveva capito, nella sua esperienza quotidiana, che la criminalità organizzata è una presenza che uccide persone, distrugge speranze, alimenta la paura, semina odio e ruba il futuro dei giovani. Usava parole cariche di amore, come ha ricordato Maria. Parole chiare, decise, coraggiose. Dopo l’uccisione di un innocente scrisse: Non in una Repubblica democratica ci pare di vivere ma in un regime dove comandano le armi. Leviamo alto il nostro No alla dittatura armata». «La lotta alle mafie riguarda tutti, ciascuno di noi. Non si può restare indifferenti, non si può dire: non mi riguarda. O si respingono con nettezza i metodi mafiosi o, anche inconsapevolmente, si rischia di diventarne complici. Battere la mafia è possibile. Lo diceva Giovanni Falcone: La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine». Così, citando Falcone, il presidente Sergio Mattarella chiama tutta la platea al senso di responsabilità. E ancora, «la Repubblica Italiana – scandisce Mattarella – considera prioritaria la lotta a tutte le mafie. Con leggi e strumenti avanzati, grazie all’impegno di inquirenti e forze dell’ordine sono state disarticolate organizzazioni potenti e minacciose, capi arroganti sono stati assicurati alla giustizia, intere aree sono state liberate dalla oppressione mafiosa».
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