Evviva la legalità. A chiacchiere. Raffica di abusi edilizi. Nei fatti. O meglio, nei manufatti. Nel sacco edilizio di Orta di Atella ci sono finiti, in un modo o nell’altro, quasi tutti i politici e gli amministratori locali. Per carità, profitti e responsabilità, di ogni genere, vanno distinti caso per caso. Gli affari della cupola affaristica sono incomparabili rispetto alle speculazioni a carattere familiare, ma per comprendere come mai sia sorta una città di 15mila abitanti sulla base di carte false è indispensabile mettere assieme tutti i pezzi del mosaico. Bisogna capire e ammettere, una volta per tutte, che del “sistema” non hanno beneficiato solo Angelo Brancaccio, la sua cerchia di fedelissimi e il partito dei tecnici. La classe dirigente degli ultimi 20 anni ha sulle spalle il peso più grande. E non ci piove. Ma è altrettanto irrefutabile che un’opposizione politico-consiliare vera non c’è mai stata. Ritenere, ad esempio, Salvatore Del Prete “Magò” o il dem Francesco Gianfranco Piccirillo (compagno di merende del sindaco uscente Andrea Villano vedi “F.A.G.G. Costruzioni”), per lunghi anni immancabili commensali alle tavolate di Brancaccio, alternative credibili all’imperatore ortese sarebbe come credere che i regali di Natale per i bambini arrivino nelle case grazie a un uomo barbuto e canuto che si cala dal camino e li appoggia sotto l’albero. Ad Orta di Atella si è alimentato, a partire dall’inizio del 2000 (la prima pietra fu posta nel 1998 con il varo del Prg), un trasversalismo speculativo che rappresenta un unicum sul piano nazionale.
USCIRE DALLA PANTOMIMA DELLA LEGALITÀ DI FACCIATA
E se la città non riesce ad uscire dal guado, che prima o poi dovrà essere superato altrimenti le nuove generazioni non avranno futuro, è perché l’antitesi a Brancaccio è stata incarnata da politici, o pseudo tali, cresciuti e pasciuti a quella scuola, con l’unica differenza di volersi sedere a capo tavola. Alle ultime comunali Giggino Ziello, considerato dal pentito Orlando Lucariello “referente dei Casalesi” fino agli anni 89’-90’ e citato nella relazione che ha portato allo scioglimento per camorra del consiglio, ha presentato una lista, preparata praticamente da solo. E ne ha tratto i frutti con l’elezione del figlio Espedito. Sempre alle ultime amministrative Giovanni Migliaccio ha allestito un raggruppamento che si rifaceva alla trasparenza e alla legalità. Se non che Brancaccio dichiara ai magistrati che l’avvocato ha intascato una tangente di ben 250mila euro per una sola operazione legata al sacco edilizio. Queste sono “carte conosciute” e va bene, anzi male, così. Ciò che avalla l’instaurazione di un trasversalismo speculativo e che lascia anche l’amaro in bocca è il coinvolgimento, ripetiamo con quote parti differenti, di chi contro quel “sistema” si sarebbe dovuto battere e che l’altro ieri e oggi si propone come il nuovo che avanza. Del palazzo abusivo di otto appartamenti del comunista annacquato Nicola Comune abbiamo già ampiamente parlato. Il figlio Francesco è uno dei leader di Città Visibile. Collettivo di duri e puri. A parole. Del movimento fa parte anche un altro puritano, tale Orlando Cristofaro, profilo Fb “Baccus” forse per la predilezione per il nettare degli dei, per amici “Coca Cola”. Si dice in giro che il padre vendesse bibite senza autorizzazione, ma noi non ci crediamo. Sarebbe abusivismo commerciale. Infatti Cristofaro “Baccus” è più esperto in quello edilizio. Abita, con la moglie Marilena Belardo, consigliere di minoranza uscente, al numero civico 7 di via Vivaldi, in un palazzo che presenta vistosissime (anche per uno un po’ brillo) e insanabili difformità urbanistiche. E chissà perché l’immobile non è mai stato sottoposto a una verifica né dei vigili urbani, né dell’autorità giudiziaria. Quando è stato realizzato lo stabile? Ovviamente durante gli anni del cemento selvaggio. Chi è il progettista che cura la pratica per conto di Francesco Belardo, padre dell’ex consigliere Marilena? L’architetto Giuseppe Mozzillo. Non è l’ex sindaco. È il socio del geometra Tommaso Dell’Aversana “Rockefeller” (villa faraonica con annesso Bosco di Capodimonte), capogruppo di maggioranza dell’amministrazione Brancaccio del 2006, sciolta per camorra nel 2008. L’anno prima Salvatore Del Prete “Monsignore” indossò la fascia tricolore in seguito all’elezione di Brancaccio a consigliere regionale. Per inciso, di quella coalizione facevano parte anche gli odierni paladini della legalità Del Prete “Magò” e Piccirillo “F.A.G.G.”. Oltre ad essere un prolifico architetto, Mozzillo aveva la fortuna di essere il cugino di Nicola Arena, allora dominus assieme a Nicola Iovinella dell’ufficio tecnico. Il duo Arena-Iovinella ha rilasciato la quasi totalità delle licenze poi annullate perché illegittime dopo l’intervento della magistratura. In quegli anni un altro studio oberato di lavoro era quello del già citato Ziello, anch’egli geometra.
IN VIA VIVALDI QUATTRO APPARTAMENTI AL “PREZZO” DI DUE
Torniamo in via Vivaldi. Francesco Belardo ottiene il permesso di costruire 144/2002 per realizzare cantinato, porticato al piano terra, primo e secondo piano e un sottotetto non abitabile con scala esterna. Non essendoci un piano di lottizzazione l’Utc elargì una concessione diretta. Passiamo in rassegna gli abusi. Come per magia il porticato diventa un appartamento abitabile con un aumento di volume di circa 300 metri cubi. Un cambio di destinazione d’uso possibile soltanto attraverso una Dia (denuncia di inizio attività in edilizia) illegittima. Un ulteriore incremento volumetrico di circa 170 metri cubi deriva dalla chiusura della scala, che invece sul grafico è aperta. Il terzo abuso insanabile riguarda il sottotetto, trasformato contra legem in appartamento. Il recupero per uso abitativo non era consentito né in base alla legge regionale n. 15 del 2000, né sulla scorta del regolamento edilizio comunale. In soldoni, è proprio il caso di dire, un immobile di due appartamenti si trasforma in un palazzo di quattro piani. Rispetto a difformità urbanistiche così gravi la normativa vigente non lascia scampo: il Comune deve adottare un’ordinanza di demolizione. Lo facciamo un sopralluogo? Ma ciò che desta grande stupore è che Orlando Cristofaro “Baccus”, nonostante abiti in uno stabile indiscutibilmente abusivo, non perde occasione, via social, di accusare tutti di tutto e di più. Al suo cospetto Catone il Censore è indulgente. Com’è possibile? Azzardiamo due ipotesi: o la mattina non si guarda allo specchio o quando esce e rientra a casa non guarda l’abitazione dove vive. C’è anche una chicca. Su Fb Orlando “Coca Cola” sale spesso sul piedistallo assieme a Piccirillo per blaterare di legalità. Insomma dio li F.A.(G.G.) e poi li accoppia.
(continua…)