
Sospeso dall’amministrazione comunale di Orta di Atella lo stipendio ai dipendenti comunali Carmela Del Prete, Giulio Mozzillo e Salvatore Aletta. La responsabile del settore Anagrafe, 63enne, e i due vigili urbani, di 63 e 55 anni, sono stati arrestati lo scorso maggio nell’ambito dell’inchiesta della polizia metropolitana di Napoli sui “passaporti facili” legati alle false residenze concesse a cittadini extracomunitari. In seguito alle prescrizioni della Prefettura di Caserta, l’ente locale capitanato dal sindaco Antonino Santillo ha disposto la sospensione degli emolumenti ai dipendenti finiti ai domiciliari. In via cautelativa è stato avviato a carico dei tre indagati anche un procedimento disciplinare. Si tratta di misure obbligatorie previste dalla legge. Essendo ai domiciliari, i tre dipendenti non sono nelle condizioni di prestare servizio presso l’ente. Inoltre, a causa del loro comportamento, avrebbero prodotto un danno all’immagine del comune.

L’accusa è di associazione per delinquere, falso in atto pubblico e corruzione. L’ordinanza di custodia cautelare, una in carcere e sette ai domiciliari, fu decisa dal gip del tribunale di Napoli Nord su richiesta del pubblico ministero Cesare Sirignano. In cella David Passos Trindade, 33 anni, brasiliano, fantomatico imprenditore con contatti a Dubai e Amsterdam per il commercio di pietre preziose, per il quale il gip ha ritenuto necessario il carcere per il reale pericolo di fuga. Oltre a Del Prete, Mozzillo e Aletta, ai domiciliari sono finiti Anna Perrotta, 66 anni, funzionaria dell’anagrafe del comune di Frattaminore, Gaetano Rispoli, 69 anni, tipografo in pensione, ma abilissimo falsario, Enrico D’Ambrosio, 48 anni, che aveva il compito di riprodurre con carta speciale i certificati necessari per l’iter delle pratiche per il passaporto, e Renato Jueno Martins, 37 anni, che si occupava di individuare i condomini dove far risultare, ma solo sulla carta, la residenza di chi chiedeva il passaporto falsificato. Ovviamente tutti gli indagati sono innocenti fino ad eventuale sentenza passata in giudicato.
A svelare il sistema illegale è stata l’indagine degli agenti della polizia metropolitana che hanno sviluppato l’inchiesta che nel maggio dello scorso anno vide l’arresto di funzionari del comune di Villaricca, già condannati, per la concessione di passaporti a cittadini brasiliani. Gigantesco il giro d’affari di soldi, per la quasi totalità in bit coin, incassati nell’affare del passaporto falso, visto che le “pratiche” costavano da 8 mila a 45 mila euro di media. Un imprenditore bielorusso ha sborsato 100mila sterline, circa 110mila euro, per ottenere il passaporto italiano. Viaggi a negli Emirati Arabi, televisori e soldi, tanti soldi, per favorire oligarchi bielorussi, trafficanti egiziani, albanesi e residenti extra europei, che grazie ad una vera e propria organizzazione ottenevano il passaporto italiano.
Una procedura totalmente illegale, che funzionava grazie alla complicità di funzionari e agenti di polizia municipale in servizio nei comuni di Orta di Atella e Frattaminore, che attestavano l’esistenza di quella “goccia” di sangue italiano di qualche avo vissuto un paio di secoli fa, la residenza in Italia e gli altri requisiti necessari per il passaporto. E anche all’abilità di provetti falsari capaci di produrre i certificati occorrenti e il sospirato passaporto made in Italy, necessario per accedere nell’area Schengen, lo spazio di libera circolazione nei paesi della Comunità Europea, senza controlli alle frontiere.
Mario De Michele












