Trionfi la giustizia proletaria, cantava Guccini alla guida della Locomotiva mentre impugnava la fiaccola dell’anarchia. Purtroppo né lui né noi crediamo che un giorno i probi batteranno gli improbi. Pure la speranza di Lolli di spazzare via, grazie al vento del cambiamento, la Piccola borghesia resterà solo un verso di un brano musicale magnifico. Però rassegnarsi, oltre a essere un’imperdonabile resa per noi tutti, sarebbe una vittoria immeritata dei potenti di turno, dei malviventi della politica, dei colletti bianchi chiazzati da soldi sporchi. Ognuno deve fare, anche nel suo piccolo, la propria parte. A partire dalle famiglie, dalle scuole, dalle parrocchie, dalle forze sociali intermedie. Tra le prime file ci devono stare i giornalisti. Quelli veri. Quelli che non prendono 30 euro a botta per un articolo o una video intervista che per giunta non sanno scrivere o montare. Campania Notizie non si arrende. Il fatalismo non ci appartiene. Le cose possono cambiare. Magari non radicalmente. Ma si può migliorare. Si deve farlo. Almeno bisogna provarci.
Da quando, circa un anno e mezzo fa, ci siamo occupati in modo approfondito di Orta di Atella, città “maledetta” anche per colpa di una parte della collettività, il nostro cammino è stato illuminato da due stelle polari: da un lato abbiamo fatto i cani di guardia degli attuali amministratori locali per costringerli nel recinto della legalità, dall’altro ci siamo prodigati per un’operazione verità su tutti i crimini politico-affaristici commessi negli ultimi 25 anni. Non ci siamo fatti intimidire dalla camorra. Le querele temerarie e ricattatorie ci hanno fornito linfa vitale per impegnarci con tutte le nostre forze nella ricostruzione storico-amministrativa dei disastri compiuti da decine e decine di legalitari di ritorno. Quegli stessi che figurano tra i principali artefici dell’annientamento del tessuto urbanistico, sociale e culturale.
Quelle bestie dei camorristi sappiano che andremo avanti. Compreremo parabrezza nuovi, consegneremo alle forze dell’ordine i proiettili accuratamente recapitati via posta, denunceremo tutto e tutti. Ai lupi travestiti da agnellini, ai politicanti famelici, ai tecnici tangentisti e truffatori diciamo che sono peggio dei boss e degli affiliati ai clan. Dalla classe dirigente i cittadini dovrebbero essere tutelati, non depredati. Il camorrista fa il criminale per mestiere. I politici e gli amministratori locali dovrebbero rappresentare la legge. Ad Orta di Atella non funziona così a causa di una classe dirigente nauseabonda e repellente. Vogliamo dire che il capo della banda è stato Angelo Brancaccio? Va bene. Lo abbiamo scritto e lo faremo sempre. Però proseguiremo nella nostra operazione verità. Chi finge di non sapere va inchiodato alle sue responsabilità civiche. Chi davvero non conosce i fatti deve essere informato. Chi indossa la pelliccia della pecorella smarrita va smascherato. Se Brancaccio è il numero uno della gang è doveroso che si sappia che Luigi Ziello era uno dei suoi bracci destri. Anzi, prima del dominio brancacciano era anche più potente di lui. Non è un caso che il pentito Orlando Lucariello, rispondendo ai pm antimafia, definisce l’allora sindaco “Luigi Ziello come il referente dei Casalesi negli anni 89-90”.
I soliti ipocriti collusi liquidano questi fatti come “cose vecchie, del passato”. Vergognatevi tutti, anche voi cittadini che negli ultimi 25 anni avete pizzicato nella mangiatoia. Le “cose vecchie, del passato” riguardano un soggetto, Luigi Ziello, che alle comunali del 2018, non del 1918, ha allestito una lista su misura per far eleggere suo figlio Espedito Ziello, puntualmente piazzatosi al primo posto e attuale consigliere comunale di finta opposizione. Diranno i ridicoli e squallidi difensori dell’indifendibile: gli Ziello non hanno indagini in corso e non hanno subito condanne. Vero. E quindi? Che c’entra l’aspetto penale con quello politico! Le accuse di Campania Notizie ai finti legalitari, a Luigi Ziello in questo caso, si basano su atti giudiziari, documenti e testimonianze di quei collaboratori di giustizia che hanno fatto condannare Brancaccio per camorra. Non c’è dubbio, i reati penali vanno accertati dalla magistratura, ma si deve pagare e dar conto anche per le palesi responsabilità politiche e professionali. Gente come Ziello non può indossare una maschera atellana e prendere per i fondelli gli elettori. Non può ancora determinare, in parte, le sorti amministrative locali. È politicamente e moralmente inaccettabile l’andirivieni a giorni alterni del figlio Espedito dalla stanza del sindaco Andrea Villano. Non si pagano le colpe dei padri. Ok. Ma per opportunità politica si fa un passo di lato. Oppure, se vogliamo essere permissivi, si riga dritto. Nelle puntate successive della nostra ennesima inchiesta parleremo anche della storiella delle “cose vecchie” soffermandoci su quelle recenti. Vedremo su quali altri specchi si arrampicheranno i paraculi collusi.
Veniamo finalmente al fattaccio, scusatemi lo sfogo. Siamo tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del 2000. In circolazione c’era ancora la lira. In quel periodo Luigi Ziello è potentissimo. Siamo a livello di Brancaccio. Anzi di più. E in quegli anni fa il colpaccio. Centra un bersaglio che gli cambia la vita. In meglio. Milioni di volte e di euro in meglio. Sotto mentite spoglie Ziello, denominato in esposti anonimi “Zuppetta” (noi abbiamo avuto l’ardire di chiamarlo ‘a purpettella, pardon), acquistò assieme e con la complicità di alcuni tecnici della Curia ben 20mila metri quadrati di terreno a Casapozzano, di fronte alla parrocchia di San Michele Arcangelo, accanto al Castello. Quell’operazione fu un vero capolavoro economico. I fondi furono comprati a 40mila lire al mq e venduti a 300mila lire a mq. A fronte di un investimento di 800 milioni di lire la banda dei tecnici capeggiata da Ziello intascò 6 miliardi di lire (oggi sarebbero tre milioni di euro). Un profitto che non avrebbe ottenuto nemmeno il migliore Marchionne. Una moltiplicazione dei pani e dei pesci impossibile anche per Gesù che era un esperto del settore. Come e quando avvenne il miracolo? Una notte. Dove? A casa di Tommaso Dell’Aversana, geometra come Ziello, ex assessore fedelissimo di Brancaccio, fino a dopo le comunali del 2018, non del 1918, segretario cittadino del Pd ortese, lista a sostegno di Vincenzo Gaudino. Il Jackpot miliardario fu incassato grazie ad un’operazione urbanistica tipicamente ortese.
Dopo l’acquisto da parte della cordata di Ziello dei terreni della Curia, i fondi da agricoli diventarono edificabili. Come? Ci pensò ovviamente l’integerrimo ex segretario dem Dell’Aversana. Con un tratto di penna modificò la bozza del Prg e trasformò la zona in residenziale. Il miracolo nel miracolo consiste nel fatto che Ziello e Dell’Aversana riuscirono a fottere anche Brancaccio e company. Nemmeno Bonnie e Clyde ci sarebbero riusciti. Dell’Aversana, all’epoca capogruppo di maggioranza, oltre che componente del “partito dei tecnici”, custodiva il preliminare del Prg a casa sua e lo modificò, all’insaputa di tutti, la notte prima della consegna al progettista incaricato dall’amministrazione comunale. E si compì il miracolo: i terreni da agricoli divennero in pochi minuti notturni edificabili con il valore di mercato che schizzò alle stelle, tre milioni di euro.
Gli ipocriti-collusi-criminali eccepiranno sicuramente che non sarebbe stato possibile fare un affare miliardario senza che Brancaccio lo sapesse. Orbene. Chiameremo a testimoniare tutti i consiglieri comunali dell’epoca che poi scoprirono il maltolto. Non escludiamo che successivamente, a partire da Brancaccio, tutti ebbero una porzione di cibo, ma è certo che la stragrande parte della torta se la spartirono Ziello, Dell’Aversana e i loro sodali. Nella prossima puntata sveleremo nomi e cognomi.
Mario De Michele
(continua…)