E’ dal lontano 2010 che molte ditte operanti nel settore dei rifiuti sono finite sotto indagine per le più svariate ipotesi di reato. E i fascicoli sono tutti ancora sulle scrivanie dei Pm. Tuttavia, sempre le stesse ditte risultano ancora iscritte nell’Albo nazionale dei gestori ambientali di prima categoria. Tradotto: risultano ancora come le eccellenze del settore, specie nelle operazioni di bonifica di siti contaminati da amianto. Alcune di queste hanno anche avuto un ruolo di primo piano collaborando con Campania Ambiente e Servizi Spa, la partecipata della Regione Campania attiva tuttora in molte opere di bonifica e anche questa ‘osservata speciale’ della magistratura. Sotto la lente d’ingrandimento della Dda di Napoli attualmente ci sono le determine degli affidamenti diretti di importi minori a 40mila euro per l’assegnazione del servizio di individuazione e confinamento dell’amianto nei comuni di riferimento dei Cas (codici che contraddistinguono i rifiuti in amianto). Uno dei principali atti attenzionato dalla Dda fa riferimento ad un affidamento di importo pari a 600 euro per ogni singola bonifica su un totale di 63 siti oggetto di sversamento abusivo e la prima cosa che salta agli occhi sono i nomi delle società ritenute di eccellenza del settore: Edilgen, Everpower, Furino, Progest, Ecologia Sud e Xeco. Quest’ultima di proprietà di Carlo Savoia, fratello dell’ex sindaco di Sant’Arpino Giuseppe, ritenuto il dominus di tutta l’organizzazione criminale che secondo gli inquirenti è stata costruita intorno al settore di trattamento e smaltimento rifiuti. Tornando a campania Ambiente e Servizi, è noto che si affidi a ditte esterne per lavori di somma urgenza o che richiedano servizi specifici, come quello della bonifica da amianto. E tra le affidatarie dei lavori ne figurano diverse sotto inchiesta. Come la Progest, con sede a Gricignano di Aversa, finita nel mirino della Procura di Santa Maria Capua Vetere per dei presunti smaltimenti illeciti di fanghi dei rifiuti trattati dall’azienda nelle campagne nel casertano. Allora l’operazione portò a 14 arresti con l’accusa di traffico illegale di rifiuti tossici e speciali. Poi c’è anche la Furino, accusata di aver smaltito illecitamente delle acque oleose in un deposito della Kuwait petroleum per azzerare i costi di smaltimento.
Dopo il terremoto politico che è scaturito dall’inchiesta, che ha portato alle dimissioni di Carlo Marino, sindaco di Caserta, da presidente dall’Ato rifiuti ad appena tre settimane dalla sua elezione, comincia ad apparire un quadro più chiaro e molto più inquietante, che si scopre essere sempre più esteso man mano che emergono dettagli.

 

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