Antonio Iovine, il padrino dei Casalesi arrestato il 17 novembre 2010 dopo quattordici anni di latitanza, ha cominciato a collaborare con i magistrati della Dda di Napoli. Una decisione che potrebbe rappresentare una svolta epocale, un vero e proprio spartiacque nella lotta alla camorra e che fa tremare, come scrive Roberto Saviano su Repubblica, “grossa parte dell’imprenditoria, della politica, e interi comparti delle istituzioni”. “E’ una notizia che rischia di cambiare per sempre la conoscenza delle verità su imprenditoria e criminalità organizzata non solo in Campania, non solo in Italia – spiega Saviano -. Antonio Iovine detto ’o ninno per il suo viso di bambino ma soprattutto per aver raggiunto i vertici del clan da giovanissimo non è un quadro intermedio, un riciclatore delle famiglie, non un solo capo militare. È uno che sa tutto. E quindi ora tutto potrebbe cambiare”. “Seguendo l’indicazione del padrino Bardellino – racconta l’autore di Gomorra -, Roma era la vera fortezza da espugnare e Iovine l’ha sempre saputo. Ed è qui che si è legato ai tre settori cardine della capitale: cemento, intrattenimento, politica. Ha provato a scalare la squadra di calcio della Lazio, riciclando 21 milioni di euro provenienti dall’Ungheria, attraverso il suo parente Mario Iovine detto Rififì, a Roma ha investito nel settore del gioco d’azzardo legale”. Iovine potrà parlare delle voci che lo hanno descritto (senza mai nessuna conferma giudiziaria) come il burattinaio dietro la scalata di Ricucci, Coppola e Statuto. Potrebbe chiarire il potere della famiglia Cosentino e dei rapporti con tutta la politica degli ultimi vent’anni in Campania e non solo.