“Mi servono i due referti di E., perche’ non li tengo dentro qua, sia della ecografia che della tac”, chiede un perito. “Ah, ce lo dobbiamo inventare”, risponde un infermiere addetto alle radiografie. Falsi danni da falsi incidenti d’auto venivano infatti creati ‘a tavolino’, grazie alla complicita’ di tecnici addetti alle radiografie e avvocati compiacenti. L’indagine sui falsi incidenti stradali che ha coinvolto anche alcuni giudici di pace di Napoli e Caserta, la cui posizione e’ stata stralciata alla procura di Roma, e che ha portato a 31 misure cautelari, ha messo in luce connivenze tra clan dei Casalesi e truffatori e l’estrema cura con cui il meccanismo messo in piedi prevedeva ruoli per ogni necessita’.

C’era chi, come Alessandro Capanna e Fulvio Napoletano, procurava documentazione falsa dimostrativa del danno riportato in seguito all’incidente fasullo e falsi testimoni; e chi, come Giosue’ Fioretto, vicino al clan, piegava violenza e minaccia tutti coloro che ostacolavano il perseguimento dei fini illeciti della banda. A. C. pensava alle certificazioni mediche false dimostrative del danno cosiddetto biologico. Agenti assicurativi si preoccupavano di assoldare falsi testimoni da utilizzare nella espletamento della prova davanti al giudice civile, risolvendo i problemi e mantenendo i contatti di volta in volta necessari alla realizzazione del disegno criminoso. Fulvio Napoletano, per la accusa colui che confezionava pratiche relative a falsi sinistri stradali, quando, parlando con una donna, apprende che colui che vuole indicare in un atto come conducente di un veicolo non ha la patente per la guida di autocarri, non si perde d’animo. “Va bene ..poi vediamo.. caso mai mettiamo a qualche altro .. Pero’ io non metto a lui.. io non metto a Salvatore.. diteglielo.. caso mai troviamo a qualche altro”, dice.

 

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