CASERTA – Una giornata lunga. Lunghissima. Trascorsa tra incontri e audizioni. E macinando chilometri. Ieri era il D-day per Nicola Caputo. In mattina l’esponente del Pd è stato ascoltato dal pm che sta conducendo l’inchiesta sui rimborsi ai consiglieri regionali della Campania.

Era stato proprio Caputo a chiedere l’incontro con gli inquirenti, dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per il presunto reato di truffa. Uscito dal palazzo di giustizia di Napoli, il consigliere regionale è salito a bordo della sua auto alla volta di Roma. Nella Capitale era previsto l’audizione davanti alla Commissione nazionale di garanzia del partito.

“E’ stata una giornata frenetica – dichiara Caputo in esclusiva a Campania Notizie – ma sono molto soddisfatto per come è andata. Sia nel colloquio con il pm, sia davanti ai membri della Commissione di garanzia ho avuto modo di chiarire la mia posizione e la mia totale estraneità al reato che mi viene contestato. Confido – continua Caputo – nell’applicazione del codice etico del partito, che non indica un avviso di garanzia come motivo ostativo alla candidatura, ancor di più se non ci sono  altri procedimenti penali in corso. Quindi – conclude il consigliere regionale – sono fiducioso in un esito positivo di questa vicenda”.

Caputo si è confrontato con il presidente dei probiviri Enrico Berlinguer e con altri tre componenti dell’organismo di garanzia. Carte alla mano il consigliere regionale ha sottolineato che nel giro di poco tempo sarà in grado di dimostrare la sua innocenza.

Ma ora la palla passa a Pier Luigi Bersani. E’ evidente che la questione è politica. Il codice etico del Pd, come ha spiegato Caputo, prevede l’incandidabilità solo in caso di sentenza passata in giudicato (salvo per reati di camorra). A suo carico c’è solo un avviso di garanzia. Ovviamente, con la campagna elettorale alle porte, spetterà al segretario nazionale valutare l’opportunità politica di candidarlo. La decisione di Bersani è attesa nella giornata di oggi. Fare previsioni sarebbe azzardato.

Quello che depone a favore del consigliere regionale è che in Campania e in altre Regioni sono state inserite nelle liste persone indagate, qualcuna addirittura sotto processo. In Campania, per esempio, è scoppiato il “caso” Rosaria Capacchione, capolista al Senato. Come ha riportato la Gazzetta di Caserta, ieri era fissata l’udienza del processo (saltata su richiesta del legale) a carico della giornalista, imputata per calunnia per false accuse nei confronti di un finanziere nell’ambito dell’inchiesta sul fratello Salvatore Capacchione, all’epoca dei fatti arrestato per bancarotta fraudolenta.

In caso di esclusione del consigliere regionale dalla lista, coerenza vorrebbe, che si procedesse a una rivisitazione complessiva delle candidature. Uno scenario che potrebbe scatenare un effetto domino devastante per il partito. Ma nella vicenda di Caputo sul piatto della bilancia c’è anche un altro aspetto politico.

Il consigliere regionale ha un grosso peso elettorale. Si è piazzato al primo posto alle parlamentarie in provincia di Caserta raccogliendo quasi 6mila voti. E in base al risultato delle primarie dovrebbe occupare il quarto posto alla Camera in Campania 2. Se venisse “fatto fuori”, il Pd ne uscirebbe fortemente indebolito sotto il profilo elettorale.

E considerato che soprattuto al Senato la partita con il Pdl è ancora tutta da giocare (e il rischio di perdere è reale), il siluramento del primo eletto alle parlamentarie potrebbe essere un clamoroso autogol che consegnerebbe la vittoria in mano centrodestra. Nella sua decisione sul destino di Caputo, Bersani metterà nel conto anche questo aspetto? Impossibile prevederlo.

Una cosa è certa: stoppare chi ha ricevuto dagli elettori il mandato a rappresentare il territorio, solo perché c’è un’ipotesi di reato tutta ancora da dimostrare, dando invece via libera a chi, calato dall’alto, è addirittura sotto processo, sarebbe scorretto e incomprensibile. Il criterio dell’opportunità politica nella scelta dei candidati o vale per tutti o non vale per nessuno.

Mario De Michele

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