Sbaglio’ clamorosamente la rotta in eccessivo avvicinamento all’Isola del Giglio; si dimostro’ totalmente incapace di gestire l’emergenza del naufragio; abbandono’ la nave quando ancora c’erano a bordo circa 300 persone rifiutandosi di risalire e restando a guardare mentre affondava. Queste e altre le colpe gravissime che il gip di Grosseto, Valeria Montesarchio, annovera tra le tante del comandante Francesco Schettino
nel naufragio del 13 gennaio scorso. Tuttavia il gip non crede al pericolo di fuga ne’ che Schettino possa inquinare le prove avendo ammesso i suoi errori. E anche cosi’ il gip non ha convalidato il fermo in carcere, decidendo poi di applicare una nuova misura con gli arresti domiciliari. ”Ho applicato la legge”, dice il giudice nel tribunale di Grosseto. E spiega cosi’ la scarcerazione del comandante: ”La fuga non c’e’, quindi non c’e’ carcere: la fuga e’ una mera ipotesi investigativa perche’ anche dalle comunicazioni con la Capitaneria di porto di Livorno risulta che Schettino rimane sullo scoglio davanti alla nave, insieme ad altri membri dell’equipaggio. Non si e’ allontanato”. Quindi niente carcere. Ma teme, invece, il gip, che Schettino possa compiere ancora lo stesso genere di reati. In diversi passaggi dell’ordinanza rimarca la ”valutazione negativa della personalita”’ e ravvisa il rischio del ”pericolo della recidivanza in delitti a sfondo colposo perpetrati ai danni di terze persone” che siano affidate alla sua cura e responsabilita’. Anche il fatto che Schettino abbia cercato di mitigare ”l’enormita’ del suo errore” con la manovra di emergenza di accostamento all’Isola del Giglio dopo la collisione – per cui sostiene perfino di essere un ”bravo comandante” – non avrebbe deposto a suo favore. ”Cio’ – spiega il gip – appare indice di una incredibile leggerezza nel valutare la portata effettiva posta in essere ai danni di oltre 4.000 persone affidate alla sua responsabilita”’. E peraltro non risulta che al momento Schettino sia inibito di continuare a svolgere la sua professione di comandante di navi. Cosi’ ora il comandante della Costa Concordia e’ agli arresti domiciliari. L’ordinanza del giudice Montesarchio verra’ impugnata dalla procura e, quasi sicuramente, dalla difesa. ”I reati contestati sono molto gravi e considerata la sua personalita’ non credo stia a casa ad aspettare che lo andiamo a prendere”, ha polemizzato a distanza col gip, il procuratore capo Francesco Verusio. Comunque, ha aggiunto, ”stiamo preparando un ricorso al tribunale del riesame, lo presenteremo o domani o dopodomani”. L’ordinanza del gip offre il fianco anche a un probabile ricorso della difesa. ”Il punto che piu’ di altri mi lascia perplesso dell’ordinanza del gip riguarda il pericolo di reiterazione”, ha detto l’avvocato difensore Bruno Leporatti, che medita di andare al Riesame per togliere gli arresti domiciliari al suo assistito. ”Lo stesso gip parla di reati colposi – ha aggiunto Leporatti -, mentre e’ mio parere che la reiterazione sia attinente a reati dove ci sia volontarieta’. Valutero’ se impugnare un provvedimento motivato cosi”’. Le ammissioni di Schettino non fermano l’inchiesta della procura: oggi a Grosseto e’ stato conferito l’incarico per l’ autopsia sulle prime cinque vittime ritrovate e gli inquirenti hanno ordinato ai sub di recuperare nel relitto la cassaforte di Schettino, mentre si aspetta di poter svolgere un esame completo della scatola nera e di cristalizzarlo in un incidente probatorio. Il procuratore ha risposto negativamente alla domanda se vi fossero altri indagati. Ma al vaglio ci sono le posizioni di altre persone, fra cui il vicecomandante della nave e due ufficiali della catena di comando. Tre, ma non sono esclusi altri concorsi, che potrebbero aggiungersi ai due indagati attuali, Schettino e il primo ufficiale Ciro Ambrosio, accusati di omicidio plurimo colposo, naufragio e abbandono della nave. Peraltro il vicecomandante Dimitri Christidis viene citato da Schettino nella telefonata con De Falco allorche’ il comandante della Costa Concordia, in un passaggio, dice che Christidis si trovava con lui, su una lancia fuori dalla Concordia che era in piena emergenza: e cosi’, nelle valutazioni degli inquirenti, ha reso pericolante anche la posizione del suo vice. E gli investigatori vogliono ricostruire anche le conversazioni tra Schettino e chi era nella sala operativa della compagnia Costa quella sera.