Beni per oltre 100 mln di euro sono stati sequestrati su ordine dei pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, dei carbinieri del Comando provinciale di Caserta e del centro Dia di Napoli nell’ambito dell’operazione che ha portato all’arresto di 57 persone coinvolte nell’indagine sul clan dei Casalesi gruppo Bidognetti e gruppo Schiavone.

Sono 57 i provvedimenti di custodia cautelare eseguiti nell’ambito dell’inchiesta “Il principe e la (Scheda) ballerina” sui condizionamenti alla vita economica e politica nel casertano in cui e’ coinvolto il deputato del Pdl Nicola Cosentino. Di questi, 52 sono provvedimenti per il carcere e 5 con il beneficio dei domiciliari. Le accuse agli arrestati vanno da quella di associazione a delinquere di stampo mafioso, a quelle di estorsione, voto di scambio, concussione elettorale, truffa, abuso d’ufficio, riciclaggio e reimpiego di capitali di illecita provenienza. Tre i filoni di indagine che si sono intrecciati nel tempo, il primo legato al ‘governo’ del ciclo del calcestruzzo da parte del clan dei Casalesi; un altro relativo al condizionamento da parte della camorra delle elezioni politiche e amministrative tra 2007 e 2010 a Casal di Principe; ed infine quello legato alla nascita annunciata e poi mai avvenuta del centro commerciale “Il Principe” a Villa Briano, nel quale, oltre a Cosentino, sono coinvolti 3 funzionari Unicredit. In carcere infatti tre ‘colletti bianchi’ Andrea Pierpaolo Maccio’, dell’area finanziamenti di Roma Tiburtina; Alfredo Protino, direttore responsabile area Centro Sud; e Cristofaro Zara responsabile della filiale Roma Tiburtina. Sono stati loro tre, dicono i pm, su pressioni di Cosentino, a concedere una apertura di credito di 5,6 milioni euro all’imprenditore Nicola Di Caterino, titolare della societa’ che avrebbe dovuto acquisire i terreni per la costruzione del centro di commerciale e considerato organico al clan. I pm hanno individuato tre sistemi usati per manipolare il voto. Uno prevedeva la duplicazione delle schede elettorali di persone disabili, sorvegliati speciali o malati di mente; ai seggi si presentavano cosi’ persone con documenti falsi e con la scheda elettorale duplicata, e votavano il candidato della camorra. Un’altro era quello del pagamento all’elettore del suo voto con ‘tariffe’ da 50 a 100 euro ma anche posti di lavoro. Infine, il piu’ sofisticato, quello della scheda ballerina, con la complicita’ di apparati comunali; si rubava cioe’ una scheda firmata, l’elettore ‘condizionato’ dal clan votava con quella e portava all’uomo di fiducia della camorra la sua scheda firmata che veniva poi utilizzata da un altro elettore che a sua volta ne riportava indietro un’altra.

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