Bagarre e ancora bagarre, con le opposizioni che annunciano la piazza e Lorenzo Fontana le sanzioni per diversi parlamentari dopo il rissone in Aula: 15 giorni di sospensione per Igor Iezzi della Lega e un pacchetto di 7 giorni per Federico Mollicone, Gerolamo Cangiano e Enzo Amich, tutti e tre di Fdi. Nelle maglie della giustizia dell’ufficio di presidenza finiscono anche Domenico Furgiuele, altro leghista, e il Pd Nico Stumpo (7 giorni anche a loro), nonchè altri 4 giorni per il pentastellato Leonardo Donno. A casa per 3 giorni ci dovranno stare anche Vincenzo Amendola (Pd) e Stefano Candiani (Lega). Due giorni per Arturo Scotto e Claudio Stefanazzi, altri due parlamentari dem. Sanzioni che non piacciono a Pd ed M5s per il fatto che, a loro avviso, sarebbero stati messi sullo stesso piano aggrediti e aggressori. Dire che il cammino parlamentare delle riforme procede in aule agitate in queste ore è quindi limitativo. Dopo i disordini alla Camera un deputato del M5s è finito al pronto soccorso, e il giorno dopo il clima è rimasto tesissimo. A Palazzo Madama, dove è in discussione il premierato, le senatrici di opposizione hanno occupato i banchi del governo. A Montecitorio, i primi passi verso l’Autonomia sono stati accompagnati dalle note di “Bella Ciao” e pure da grida come “Fuori i fascisti”, in risposta al vicesegretario della Lega Andrea Crippa, che aveva detto: “Io credo che richiamare il comunismo” con Bella ciao, “sia un po’ peggio che richiamare gli incursori della Marina”. In entrambi i rami del Parlamento, sedute sospese più volte e forze di minoranza che hanno continuato a sventolare i tricolori, abbandonando l’Aula. Una protesta a cui non hanno partecipato però le forze centriste. Per martedì, quando è atteso il voto finale in Senato sul premierato, le opposizioni hanno convocato una manifestazione a Roma: “Non possiamo accettare che anche il Paese sia ostaggio di questo clima di intimidazioni continue”. L’invito è di portare le bandiere dell’Italia. Tutto questo accadeva mentre era in corso il “l’istruttoria” sulla bagarre a Montecitorio. Il presidente della Camera e i questori hanno visionato le immagini e ascoltato i protagonisti per ore. E nei corridoi di Montecitorio si sovrapponevano le voci di un possibile rinvio del verdetto, anche alla luce del fatto che alcuni parlamentari coinvolti non si erano presentati a testimoniare, come – per esempio – Domenico Furgiuele e Igor Iezzi. Un quadro che ha dato la sensazione di un vero e proprio braccio di ferro all’interno della maggioranza. Alla fine restano i fatti e le parole del presidente Fontana: “Non ci possono essere comportamenti che minano la credibilita’” della Camera, ha tra l’altro detto mentre il presidente del Senato Ignazio La Russa pensava al summit in corso in Puglia: “Anziché cercare di far vedere l’Italia conscia del proprio ruolo e della propria importanza”, proprio durante il G7 “stiamo dando un’immagine peggiore di quella che diamo normalmente. Mi sembra un harakiri”. Un commento che probabilmente – si ragiona in ambienti della coalizione di governo – potrebbe aver fatto – o quantomeno pensato – anche la premier Giorgia Meloni, impegnata a presiedere la riunione dei grandi a Borgo Egnazia. Quello che è accaduto in Aula è stata “un’aggressione”, ha protestato la segretaria Pd Elly Schlein, che più tardi ha aggiunto anche una definizione: “squadrista”. La versione M5s l’ha data il presidente Giuseppe Conte: “Il nostro deputato Donno voleva semplicemente consegnare il nostro tricolore al ministro Calderoli. Ne è nata una reazione inaccettabile. Lo hanno aggredito tanti deputati delle forze di maggioranza con minacce, spintoni, cazzotti e calci”. Donno ha annunciato che denuncerà “chi gli ha dato un cazzotto sullo sterno. E’ un deputato di FdI”. In attesa della manifestazione di martedì, è scesa subito in piazza la Cgil con un sit-in di fronte a Montecitorio contro la riforma dell’Autonomia: si sono unite delegazioni del Pd con Schlein, di Avs con Fratoianni e Angelo Bonelli e del M5s, senza Giuseppe Conte ma con una nutrita squadra di deputati. Le opposizioni saranno in piazza, martedì a Roma, con lo slogan: ‘difendiamo unità nazionale’. Lo rendono noto Pd, M5s, Avs e Più Europa. “Dopo le aggressioni fisiche della maggioranza in Parlamento non possiamo accettare che anche il Paese sia ostaggio di questo clima di intimidazioni continue”. “Non permetteremo che vengano compromesse l’unità e la coesione nazionale. Per questo invitiamo la cittadinanza, le forze politiche e sociali, quelle civiche e democratiche di questo Paese ad unirsi alla nostra mobilitazione. Ci vediamo a Roma alle 17.30 di martedì 18 giugno, in piazza Santissimi Apostoli”.