Il vicepremier Matteo Salvini chiude la porta al Mes e butta la chiave: “Non serve all’Italia, è un’altra follia europea”, non verrà “mai” ratificato, ha tuonato il leader della Lega. “Se lo approvino loro se vogliono, perché a noi non ci serve”. Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti “introdurre il tema della ratifica del Mes in questo momento”, come accaduto giovedì a Lussemburgo tra i ministri dell’Eurozona, è come “buttare un po’ di sale sulla ferita e quindi improprio”. Il riferimento è in questo caso al trattamento riservata all’Italia nel confronto sul rinnovo dei vertici Ue. Ma più in generale “il Parlamento non è nelle condizioni di approvare” il trattato rivisto del Mes, ha detto Giorgetti, e “non lo approva”. “A breve non è possibile, a lungo dipende se cambia”. Dall’Ue arrivano proprio oggi le traiettorie previste dal nuovo Patto di stabilità e da qui in poi si apre il confronto tra Roma e Bruxelles per arrivare al piano pluriennale di spesa, che sarà presentato in autunno alla Commissione, e approvato quindi a novembre. L’attesa per l’Italia è che l’aggiustamento fiscale richiesto si aggiri nell’ordine dello 0,6% annuo, decimale più, decimale meno. Vale circa 12 miliardi, contati sul Pil dello scorso anno. La comunicazione della Commissione (riservata) prevede quattro valori: un dato sull’aggiustamento fiscale chiesto a fronte di piani di rientro a 4 anni, un dato sull’aggiustamento a sette anni (concessi a fronte di determinate riforme) e un’ipotesi sulla traiettoria della spesa netta a 4 e a 7 anni. Alla fine la trattativa tra l’Italia e la Commissione europea, salvo chiarimenti o diverse interpretazioni sui valori assunti per il conteggio, sarà tutta sul piano di spesa netta da presentare entro il 20 settembre, che sarà poi approvato con il pacchetto di autunno del semestre europeo a novembre. A quel punto, a piano italiano già presentato a Bruxelles, arriverà anche il responso della Commissione sull’entità della correzione del disavanzo pubblico chiesta all’Italia nell’ambito della procedura per deficit eccessivo, ma ogni attesa indica che il dato sarà una sostanziale conferma di quello odierno (formalmente potrebbe divergere trattandosi di aggiustamento strutturale: il nuovo Patto lo prevede per almeno lo 0,5% del Pil per quanti hanno deficit oltre la soglia del 3% del Pil fissata dai trattati). Sui nuovi numeri in arrivo da Bruxelles Giorgetti si è limitato a parlare di “simulazioni” fatte dal Mef: “quella bella, quella brutta, quella media – ha detto -. Diciamo che la speranza è che stiamo tra il medio e il bello”. Ha poi messo un punto fermo sul rientro dei conti dell’Italia: Ci sono “obiettivi di deficit che abbiamo già dichiarato” e “costruiremo il quadro di finanza pubblica tenendo presente che l’obiettivo politico primario è confermare la decontribuzione per i redditi medio-bassi”. Quanto a eventuali tagli nella sanità qui “non abbiamo mai tagliato niente. Abbiamo soltanto incrementato le dotazioni dei fondi”, ha detto. Ancora sul Mes Giorgetti ha lodato che si siano fatte “per la prima volta” delle riflessioni” su un cambiamento. Magari per “portarlo verso un utilizzo tipo un fondo sovrano europeo. Ad esempio per la difesa”. Ma sono già emerse “molte resistenze specialmente dai Paesi nordici”: “Non se ne esce”. “E evidente che se richiedono prima la ratifica, diventa impraticabile”.
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