Parola d’ordine unità. Vera. L’era Schlein sarà contrassegnata dalla condivisione. La linea politica del Pd la detterà la nuova segretaria. Ci mancherebbe. La vincitrice delle primarie delineerà i tratti del partito con la precisione di un cesellatore esperto. I dem avranno posizioni solari su lavoro (salario minimo e freno alla precarizzazione), immigrazione (soccorso in mare e accoglienza), diritti (Carta “Uguaglianza” dell’Ue). Barra dritta a sinistra con l’obiettivo di allestire il campo largo con i 5 Stelle. Accordo che probabilmente si concretizzerà all’indomani delle Europee del 2024. Il sistema elettorale è proporzionale. Ogni partito tirerà l’acqua al proprio mulino. Gli scampoli di schermaglie saranno rimossi dopo il voto. Cadrà il muro tra democrat e pentastellati per spianare la strada all’intesa alle Regionali del 2025 con un’altra netta virata: no al terzo mandato. Un modo chiaro per dire ciao al governatore della Campania Vincenzo De Luca. Il notaio dell’accordo sarà Gaetano Manfredi. Il sindaco di Napoli, allergico a De Luca, è il principale fautore della pacificazione tra Pd e M5S. Per Palazzo Santa Lucia correrà un esponente del partito di Conte: in lizza l’ex presidente della Camera Roberto Fico e l’ex ministro Sergio Costa. La Schlein ha un occhio al futuro e uno al presente. Il duello a Montecitorio in occasione del question time con Giorgia Meloni ha segnato il cambio di rotta del Pd. Il numero uno dem ha messo alle corde la premier. La prima ha snocciolato contenuti. La seconda ha brandito l’arma spuntata della propaganda. Primo round a Schlein: “Signora presidente, lei è ancora in campagna elettorale, non si è resa conto che è al governo del Paese”. Ineccepibile. Sono un lontano ricordo gli interventi “sine ira et studio” della capogruppo alla Camera Debora Serracchiani. Che sarà rimossa. Nessuno si perderà nulla. Al suo posto dovrebbe subentrare Chiara Braga. Cambio di capogruppo anche al Senato. Francesco Boccia subentrerà a Simona Malpezzi, molto più incisiva di Serracchiani. Era pure facile. L’ex ministro Boccia darà una sterzata a Palazzo Madama. Uomo giusto al posto giusto. Lo sguardo al presente di Schlein si soffermerà sulla nomina della nuova segreteria dem. Anche qui i contorni saranno ben definiti: rinnovamento e coesione. Le caselle da riempire potrebbero essere 15 con 10-11 schleininiani e 4-5 bonacciniani. In quota Schlein in pole ci sono Marco Sarracino, Marco Furfaro e Braga, se non occuperà la poltroncina rossa di presidente del gruppo alla Camera. Un incarico che vede in corsa anche Simona Bonafè (area Bonaccini). Sarebbe una scelta di qualità. Anche lei consentirebbe al Pd di fare un balzo in avanti in aula. In ogni caso chiunque sarebbe meglio di Serracchiani. Ricorderete sicuramente la sua gaffe da meme social quando Meloni presentò il suo governo per la fiducia a Montecitorio: “Ci sembra di scorgere già dalle prime battute di governo che vuole le donne un passo indietro rispetto agli uomini e dedite essenzialmente alla famiglia e ai figli”. Sic! La risposta della Meloni è già entrata nella teca delle frasi celebri dei politici: “Mi guardi, onorevole Serracchiani. Le sembra che io stia un passo dietro agli uomini?”. Tafazzi sarebbe stato meno autolesionisti della capogruppo dem. Torniamo alla segreteria. Andrea De Maria potrebbe essere un altro uomo di Bonaccini. Si vedrà. L’ora x scatterà al massimo entro la prossima settimana quando sarà varato il nuovo gruppo dirigente del Pd. L’inversione di tendenza sarà brusca anche nei territori. Come detto De Luca-governatore ha i giorni contati. Il partito campano sarà commissariato. Altro terreno tolto da sotto i piedi del presidente della Regione. Baratro. Stessa sorte per la federazione di Caserta. Il caso Oliviero non sarà archiviato. Grida vendetta lo scandalo tesseramento. Boccia, commissario uscente della Campania, ha sempre denunciato il doping delle tessere: “Via dal partito cacicchi e sultani”. Parole ribadite da Schlein all’assemblea nazionale: “È un male da estirpare”. Antico proverbio: la vendetta è un piatto che va servito freddo. Non la pensa così Boccia. Ha già aperto la tavola calda. Oliviero caput. Subito.

Mario De Michele

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