La paura di perdere il sostegno del Reddito di Cittadinanza fa salire la tensione. Che si scarica sui servizi sociali dei Comuni, sotto pressione per l’aumento di richieste dalle famiglie rimaste fuori per ottenere una presa in carico che consenta di riottenere il beneficio. Salgono le proteste, soprattutto al Sud, e l’Anci, l’associazione dei Comuni, parla di “problemi tecnici che causano lo scarto temporale tra il momento in cui viene revocato il Reddito di cittadinanza e l’effettiva verifica sugli aventi diritto e delle difficoltà ad avere tutti i dati necessari per redigere gli elenchi dei nuclei familiari fragili”. E’ il nodo della transizione da un sistema ad un altro, sul quale il ministero del Lavoro e l’Inps hanno avviato una campagna informativa. Che non placa le polemiche. L’opposizione la definisce una ‘guerra ai poveri’. La leader del Pd, Elly Schlein chiede al governo di riferire in Parlamento. Il presidente M5s, Giuseppe Conte, che assicura di non voler fomentare la protesta, ritiene necessario un intervento in Consiglio dei ministri per “rimediare ad una sciagura”, a “un disastro annunciato, che bastava il buon senso a prevenire”. Dopo gli Sms dell’Inps arrivano comunque le prime indicazioni, scritte nero su bianco sui siti del ministero del Lavoro e dell’istituto di previdenza. Le famiglie che hanno avuto il reddito di cittadinanza sospeso che saranno prese in carico dai servizi sociali entro il 31 ottobre riavranno l’assegno fino a dicembre con gli arretrati. Chi non rientra nelle categorie di disagio sociale previste dalla legge insieme alla presenza in famiglia di disabili, minori, anziani o over 60 dovrà attivarsi rapidamente per cercare un lavoro o almeno essere inserito in un percorso di formazione con la possibilità di avere il Supporto alla formazione e il lavoro (350 euro al mese per un massimo di 12 mesi). Ma i problemi non mancano a partire dai tempi e dalle risorse necessarie per raggiungere tutti coloro che sono in una situazione di disagio. Lo dice l’Anci che lamenta l’impossibilità di avere l’elenco dei nuclei familiari fragili dall’Inps, lo ribadiscono molti comuni e lo sottolinea anche il presidente dell’Ordine gli assistenti sociali, Gianmario Gazzi che lamenta la difficoltà a fare fronte all’aumento di oltre il 50% degli accessi e a comunicare la presa in carico di tutte le persone in situazione di disagio entro il 31 ottobre. Serve una proroga, spiega. I Comuni e le Regioni hanno intanto iniziato a fare i conti con i numeri degli esclusi: a Roma saranno oltre 10mila (Rpt, oltre 10mila), in Sicilia 37mila, 1.600 le famiglie lucane coinvolte, 14.700 in Abruzzo, 12 mila in Puglia, a Milano in 3.000 hanno ricevuto il messaggio telefonico di sospensione. Manca ancora il Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl), la piattaforma prevista dalla legge che prevede il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno di inclusione per le famiglie con maggiori fragilità e al Supporto Formazioni lavoro per i cosiddetti attivabili al lavoro, ma chi si è già attivato potrà ricevere il Sfl con gli arretrati una volta che la piattaforma sarà operativa e che i corsi di formazione saranno iniziati. Le domande potranno essere fatte dal primo settembre. “Coloro che sono stati già avviati ai centri per l’impiego e siano già inseriti nei programmi nazionali per la Garanzia occupabilità lavoratori (GOL) o in progetti utili alla collettività oppure in altre iniziative di attivazione, spiega l’Inps, potranno proseguire nel loro percorso. Ai fini del riconoscimento del beneficio Supporto per formazione e il lavoro, infatti, potranno essere convalidate iniziative di avviamento al lavoro già attivate”. Per la presa in carico da parte dei servizi sociali sarà necessario essere in categorie di particolare fragilità. Il ministero del Lavoro fa l’esempio delle persone in carico per le dipendenze, delle donne vittime di violenza, delle persone in carico ai servizi psicologici per la salute della persona, quelle in carico ai servizi per le malattie psichiatriche e quelle senza fissa dimora. Continua il caos sul reddito di cittadinanza dopo che il sussidio è stato sospeso dall’Inps a 169mila percettori con un sms. Oggi l’Inps ha avviato la campagna di comunicazione sull’arrivo delle nuove misure destinate a contrastare la povertà, la fragilità e l’esclusione sociale superando il Reddito di cittadinanza. Persone con dipendenze, donne vittime di violenza, persone i carico ai servizi psichiatrici: sono alcune delle tipologie che rientreranno tra quelle che potranno continuare a percepire il Reddito di cittadinanza fino a fine 2023 e poi chiedere dal 2024 l’Assegno di inclusione sociale. E’ quanto prevede la legge sulle nuove misure contro la povertà ma l’elenco completo dovrebbe essere contenuto nel decreto attuativo della legge che non è ancora uscito. Resta il problema del termine per la presa in carico da parte dei servizi sociali che è stato spostato dal 30 giugno al 31 ottobre creando un possibile un buco nel quale le famiglie potranno restare senza sussidio in attesa di essere prese in carico dai servizi sociali. Secondo la legge oltre alle famiglie che hanno un componente minore, disabili o over 60 – spiega il ministero del Lavoro nelle slide di spiegazione della nuova normativa – “potranno continuare ad usufruire del Reddito di cittadinanza fino a fine 2023 i nuclei con componenti in condizioni di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione. “Sono da considerarsi in condizioni di svantaggio, ad esempio, spiega il ministero, le persone in carico ai servizi per le persone con disabilità, le persone in carico ai servizi per le dipendenze le persone in carico ai servizi per le donne vittime di violenza, le persone in carico ai servizi psicologici per la salute della persona, le persone in carico ai servizi per le malattie psichiatriche le persone senza fissa dimora, le quali versino in una condizione di povertà tale da non poter reperire e mantenere un’abitazione in autonomia e in carico ai servizi sociali territoriali”. Sono in corso contatti tra l’Anci e il ministero del Lavoro per cercare di risolvere alcuni problemi tecnici che causano lo scarto temporale tra il momento in cui viene revocato il Reddito di cittadinanza e l’effettiva verifica sugli aventi diritto (il cui termine ultimo è dicembre): in diversi casi il Reddito potrebbe quindi essere revocato e poi riattribuito. È quanto si apprende dall’Anci. L’Inps non avrebbe inoltre potuto mettere a disposizione tutti i dati dei beneficiari e ciò ha creato difficoltà ai Comuni nel redigere gli elenchi dei nuclei familiari fragili.

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