«Qui, ora, non si tratta di difendere solo l’Ucraina. Si tratta di difendere l’Europa. E se ci crediamo davvero dobbiamo combattere». Non riesce a trattenere le lacrime Alberto De Marco, l’imprenditore italiano che da sei anni vive e lavora a Kiev dove si occupa di cooperazione finanziaria internazionale e business design. All’Adnkronos dice che è «da cittadino europeo ho il dovere di partire per difendere i miei fratelli ucraini», per aiutare la fidanzata Anastasia che ora a Kiev «distribuisce aiuti alle persone che hanno trovato rifugio nelle metropolitane. Abbiamo ricevuto aiuti anche da Sir Steve Stevenson, il celebre autore di Agatha Mistery e molti altri successi editoriali e di animazione. Grazie a lui negli ultimi due giorni e per i prossimi tre, quattro siamo a posto». Secondo l’imprenditore «è fondamentale che si aiuti la popolazione europea a comprendere che è il momento di reagire. Dobbiamo andare, resistere e salvare una popolazione che sta combattendo per difendere il suo diritto di aderire all’Unione europea e non alla Nato. Questo è un attacco all’Unione europea». De Marco spiega di essere «tornato in Italia per fare il visto che serve per rinnovare il permesso di soggiorno a lungo termine» e «purtroppo sono rimasto bloccato perché mentre ero qui, esattamente il giorno dopo che mi hanno riconsegnato il passaporto dal consolato ucraino di Napoli, Putin ha sferrato vigliaccamente l’attacco e mi hanno cancellato il volo. Ho con me uno zainetto con il laptop, un ricambio di intimo e basta». De Marco dice di aver «perso tutto quanto. Lì sono rimasti la mia ragazza, i miei cani, i miei amici. Alcuni stanno cercando di mettersi in salvo verso la Carpazia, altri stanno resistendo a Kiev». De Marco ha fatto «una lista di cose che servono: medicinali, antipiretici, pastiglie per il mal di gola, antibiotici e altre cose che servono alla popolazione rifugiata nelle metropolitane». Rivolgendo un appello al «popolo italiano che ha un cuore grande, lo so, anche se da anni non vivo qui», dice che si sta «finanziando un furgoncino per tornare in Ucraina, portare queste cose e dare una mano a difendere».
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