“Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario del governo e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni”: è quanto ha detto Vittorio Sgarbi a margine di un evento a Milano. “Mi dimetto e lo faccio per voi. Adesso sono solo Sgarbi, non sono più sottosegretario”, ha aggiunto. “L’Antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che aveva accolto due lettere anonime, che ha inviato all’Antitrust il ministro della Cultura, in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro”. Lo ha detto il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, a Milano. “Non mi devo scusare con nessuno, ho espresso le mie imprecazioni come fa chiunque” ha detto il sottosegretario alla Cultura a margine dell’evento ‘La Ripartenza’ a Milano, interrogato sulla sua reazione alle inchieste dei giornalisti di Report e de Il Fatto Quotidiano.”Ovviamente, io sono noto per le mie imprecazioni e per le ‘capre’, non ho nessuna volontà di crudeltà e di morte per nessuno. Mi scuso – ha aggiunto Sgarbi durante l’evento ‘La ripartenza’ – con i giornalisti che si sentono in pericolo di morte, perché ho detto: ‘Vorrei che tu morissi’. Mi scuso, per chi l’ha interpretato in una trasmissione che è stata particolarmente cruda, ma che era sostanzialmente una trasmissione con un’intervista non autorizzata, non voluta”. A un certo punto, “non essendo un’intervista, io ho fatto imprecazioni, che sono sembrate anche a qualche giornalista offensive. Io ritiro il mio augurio di morte, mi scuso di averlo pensato e non sono più neanche il sottosegretario. D’ora in avanti – ha concluso – augurerò la morte senza essere responsabile di essere sottosegretario”. A chi gli chiedeva quale fosse, in seguito alla sue reazioni, l’immagine di lui che arriva all’estero, il sottosegretario risponde: “Dobbiamo chiederlo all’estero. Il sottosegretario non ha rilasciato nessuna intervista quindi quelle erano immagini rubate. E uno nel suo privato può dire quello che vuole”. Quanto agli auguri di morte rivolti ai giornalisti afferma: “Non rifarei l’intervista anche perché non l’ho fatta. E comunque il giornalista non morirà per questo”. “È un colpo di teatro, sono due ore che medito se farlo o se non farlo”. Così Vittorio Sgarbi dopo aver annunciato le sue dimissioni da sottosegretario alla Cultura, parlando durante l’evento ‘La ripartenza’ organizzato da Nicola Porro a Milano. “La legge consente che io, attraverso il Tar, indichi quelle cose che ho detto”, ossia “che non può essere in conflitto di interessi chi non ha un lavoro, chi non fa l’attore, chi non fa il professore, chi è in pensione come professore e come sovrintendente” ha aggiunto, sottolineando che “io ho fatto occasionalmente conferenze come questa. Questa conferenza – ha spiegato – secondo quello che l’Antitrust mi ha inviato, sarebbe incompatibile, illecita, fuorilegge”. Quindi, “per evitare che tutti voi siate complici di un reato, io parlo da questo momento libero del mio mandato di sottosegretario. Avete comunque un ministro e altri sottosegretari – ha concluso -. Io riparto e da ora in avanti potrò andare in tv e fare conferenze”. Poi l’affondo contro Sangiuliano. “Il ministro Gennaro Sangiuliano non l’ho sentito, non ci parliamo dal 23 ottobre quando mi ha dato la delega per andare a occuparmi della Garisenda. Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all’Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime”. Così Vittorio Sgarbi dopo aver annunciato le sue dimissioni da sottosegretario. “L’Antitrust dice ‘dalle lettere anonime che abbiamo ricevuto’, le ha inviate il ministro. Tutto quello che hanno dichiarato arriva da lettere anonime”, ha concluso Sgarbi. “Ce l’abbiamo fatta. Le dimissioni di Sgarbi con effetto immediato fanno tirare un sospiro di sollievo a tutto il Paese. È il risultato concreto di tutti gli sforzi che il Movimento 5 stelle ha messo in campo in questi mesi rispetto a una delle questioni morali più eclatanti tra quelle che attanagliano il governo. La nostra tenacia è stata premiata nonostante il tentativo di insabbiare il caso e di metterlo a tacere, ma davanti alla nostra determinazione non è bastato. Evidentemente Giorgia Meloni e il suo governo non potevano reggere alla mozione presentata dal Movimento 5 stelle e alla pressione mediatica anche internazionale che il suo caso ha suscitato. È un risultato che portiamo a casa in difesa del prestigio delle istituzioni e per l’immagine dell’Italia all’estero”. Così gli esponenti del M5s della commissione Cultura alla Camera e al Senato. “Meloni e Sangiuliano spieghino al Parlamento per quali ragioni il governo ha fatto orecchie da mercante sul caso Sgarbi”. Lo dichiarano i componenti Pd della commissione cultura della Camera, commentano le annunciate dimissioni “con effetto immediato” da sottosegretario da parte di Vittorio Sgarbi. “Il governo ha fatto di tutto per evitare di prendere una posizione chiedendo, in più occasioni, il rinvio dell’esame parlamentare della mozione di sfiducia pur di non esprimersi sul caso. Per quali ragioni? Meloni, che dice di non essere ricattabile, dica come mai lei e il ministro della cultura abbiano agito con tanta reticenza”. È il 15 febbraio il termine previsto entro il quale l’Autorità Antitrust dovrà pronunciarsi sull’incompatibilità per Vittorio Sgarbi tra le sue attività extra governo e il ruolo che ricopre al Mic. Secondo quanto si apprende, il procedimento potrebbe essere già stato chiuso e nei primi giorni della prossima settimana, forse lunedì stesso, potrebbero venirne comunicate le conclusioni.
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