di Nicola del Piano Un sottile filo lega il principio rappresentativo all’assenza del vincolo di mandato. L’art. 67 della Costituzione così recita “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Nel disegno dei nostri padri costituenti, il parlamentare, in virtù dell’alto incarico ricoperto, deve poter essere libero di ragionare con la propria testa, sopra tutto dinanzi argomenti di particolare importanza e gravità.

Quello che volevasi tutelare era, come tutt’ora è, l’interesse della collettività e non certo, dunque, garantire ovvero avallare il “trasformismo”. Quest’ultimo sarebbe, semmai, punito e sanzionato in altro modo, in altre sedi, dagli stessi partiti politici, per esempio, o nelle urne elettorali dai cittadini al momento delle elezioni. Insomma, è più importante, secondo il disegno costituzionale, lasciare libero l’eletto di svolgere il mandato che gli è stato conferito dagli elettori, piuttosto che affidargli un compito ristretto tra le maglie del controllo assoluto, quasi come se avessimo a che fare con un mentecatto. Del resto, vi è da chiedersi chi dovrebbe essere poi colui che controllerà quelli che possiedono un compito così elevato e prestigioso. “È naturalmente ridicolo che un custode debba essere custodito”, afferma Platone in un passo della sua La Repubblica. Ed è proprio quel principio di rappresentatività, pertanto, che la nostra Costituzione ha sempre voluto preservare da attacchi di ogni sorta. E’ pur vero, tuttavia, che, nel nostro Paese, lo stesso principio viene spesso umiliato dalle leggi elettorali, ma ciò non autorizza alcuno a modificare l’art. 67. Piuttosto, sarebbe molto più opportuno dare concreta e reale attuazione all’art. 49 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Gli strumenti, ancora una volta, sono a disposizione del nostro Stato e della nostra veste democratica e non è affatto necessario stracciarla per poter dire di aver compiuto grandi cose; il rischio serio sarebbe quello di trovarsi nudi e con solo le urla a fare calore. E non è un caso, allora, che il vincolo di mandato sia previsto solo in Portogallo, a Panama, in Bangladesh, in India ed era vigente nelle vecchie Costituzioni dell’Urss e dei Paesi comunisti dell’Est, dove il vincolo di mandato, tra gli altri, poteva preservare l’esistenza del partito comunista unico. Quel che appare comunque evidente, osservando l’attualità delle questioni politiche italiane, è la totale assenza di senso dello Stato e delle sue Istituzioni da parte di molti. Tale assenza è calpestio della nostra millenaria cultura giuridica e politica, è mancanza di sensibilità civica. Lo si sente dalle parole e dalla loro declinazione volgare, lo si vede dai gesti, lo si avverte in ogni azione di neo-movimenti che sanno di vecchio e nulla hanno di differente da tutto quello che dicono di voler eliminare.

 

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