Successo con pieno merito per Milano. Più qualità, più fisico, più freschezza, più rotazione. A 72 ore dal pesante impegno senese, del resto, non si poteva chiedere di meglio a questo Avellino a corto di uomini e prosciugato nelle residue energie, chiamato ad onorare un campionato esaltante nell’ avvio ma preoccupante nel finale.

7 sconfitte nelle ultime 8 giornate, il segnale indicativo di una crisi che se prima era solo societaria ora ha finito per coinvolgere inevitabilmente anche la squadra, reduce da prestazioni incolori. Organico all’osso e poca chiarezza societaria in breve tempo hanno trasformato una macchina ben oleata, capace di tener testa a chiunque in una con pochissima benzina nel serbatoio, appena sufficiente per i primi 20′ di gioco. Contro Milano,la più titolata d’Italia, con un roster di assoluta qualità e con rotazioni di tutto rispetto a disposizione di coach Scariolo, anche con la rinuncia di Bremer, era oggettivamente difficile. Milano trova subito vita facile con Malik Hairston che imperversa nell’area pitturata ben coadiuvato da un gigantesco Fotsis, mentre Avellino stenta in evidente difficoltA’ con i pasticci sotto canestro del solito Slay (2-10).Fuori Slay, dentro Infanti,la sveglia viene dal giovanissimo Gaddefors che ne mette tre di fila per poi favorire una tripla di Green che riporta gli irpini sotto di una sola lunghezza (11-12). Nelle sapienti mani del suo piccolo play Avellino trova poi gli spunti necessari per agguantare sulla sirena la parità (23- 23). Milano, dopo essere finita sotto di 4 mette un +8 con Radosevic ed Hairston che ribalta il punteggio a favore dei lombardi(31-35), dilatato poi nell’ultimo giro di lancette dalla classe cristallina di Hairston e dalla precisione chirurgica di Footsis. Non cambia lo spartito alla ripresa della musica. Nonostante le 14 lunghezze accumulate Scariolo si arrabbia con Bourousis per un errore marchiano su un agevole tapin e ruota in continuazione per sfiancare le residue resistenze dei padroni di casa che continuano a pescare nel pozzo del loro smisurato orgoglio, risalendo con Johnson e Golemac sul 59 a 66 in prossimità della terza sirena. Si vacilla di nuovo al 34′ con la prima tripla di Slay. E’ il meno 5, durato appena un attimo per la pronta risposta di Giachetti anche lui alla sua prima realizzazione. L’ ultima reazione di un gruppo con riserve ridotte al lumicino. A chiudere definitivamente le ostilità il talento di Hairston, che dalla lunetta incornicia una prestazione sopra le righe con 27 personali all’attivo.

 

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