Dell’impegno nel sociale e della dirittura morale da hombre vertical di Javier Zanetti, ex capitano e ora vicepresidente dell’Inter, non è mai stato lecito dubitare. E sarà bene prendere con le molle anche le circostanze che emergono dall’inchiesta che ha smantellato le curve di Inter e Milan e dalle risultanze del lungo monitoraggio sul mondo ultras operato da Squadra mobile e Digos milanese. Ma c’è un passaggio nell’ordinanza firmata dal gip Domenico Santoro che getta una luce sinistra su “Pupi” e sui suoi rapporti con la Nord. Emerge da una delle telefonate effettuate dall’ex portavoce Marco Ferdico, arrestato nell’operazione, per ottenere più biglietti per la finale di Champions League del 2023. L’interlocutore, è il 26 maggio 2023, è Marco Materazzi, altra vecchia gloria nerazzurra. Ed ecco il passaggio incriminato: “Dalla lunga conversazione è emerso anche che Ferdico avrebbe saputo da Zanetti (ex capitano dell’Inter) che… ‘ci sono dei Funzionari di Polizia che stanno monitorando la curva anche per l’accaduto che è successo al povero Vittorio che è morto tragicamente in strada’. La circostanza andrà certamente approfondita quando l’indagine potrà essere disvelata”. Ovvero quando si scopriranno i killer di Vittorio Boiocchi, l’ex leader del tifo interista ammazzato sotto casa il 29 ottobre 2022. Delitto ancora irrisolto che aveva sconvolto gli equilibri nella Nord e aperto la strada alla scalata di Andrea Beretta e Antonio Bellocco, fino all’omicidio del rampollo di ’ndrangheta da parte del “Berro” lo scorso 4 settembre.

La presunta opacità dei rapporti tra Zanetti e il cuore caldo (e criminale) del secondo anello verde del Meazza non è una novità. Già il primo ottobre 2020, firmando un decreto di proroga indagini, il gip Guido Salvini aveva annotato: “emerge che Zanetti Javier vicepresidente dell’Internazionale si è relazionato con soggetti appartenenti alla Curva nord quali Del Piano e Bosetti in merito alla rescissione del contratto con l’allenatore Conte, rivelando agli stessi anche particolari della vicenda che sono ignoti alla stampa. Tali toni confidenziali non posso far escludere che Zanetti possa in futuro concedere agevolazioni di vario genere alla Curva”. Il riferimento è a Renato Bosetti, anch’egli arrestato lunedì all’indomani della sua nomina a leader della Nord dopo la morte di Bellocco, e a Simone “Pongo” De Piano. E una conversazione registrata nel gennaio 2020 tra quest’ultimo e Roberto Sartori, dirigente di una cooperativa che lavora con la comunità Exodus di don Mazzi, sembrava confermare questa liaison. Sartori: “Anche lì… poi parlerò con Don Antonio… a me va bene anche tutto… però io voglio che una parte dei soldi vada alla mia cooperativa, non vada nelle casse generali di Exodus… “De Piano: “Io voglio prima (incompr.) con te come far la cosa e poi dopo andiamo a parlare col Don… che sappiamo che devono mangiare un po’ tutte le famiglie che hanno bisogno, gli italiani che hanno bisogno, i nostri fratelli che sono in carcere… poi al Don gli facciamo arrivare…”.Sartori: “Esatto! Esatto! Il don messa così la capisce benissimo, è d’accordissimo… Zanetti è d’accordo?”.De Piano: “Zanetti è d’accordo!”. Sartori: “No perché sai… Zanetti c’ha un brutto vizio… che dice dice e poi non fa un c…”.De Piano: “Per quello abbiamo messo in mezzo anche l’Inter”.

Che ci fosse stata (o meno) la “dritta” di Zanetti a proposito dell’inchiesta, è un fatto certificato che l’omicidio Boiocchi ebbe a scatenare un vespaio. La reazione più “singolare”, come si legge in ordinanza la ebbe proprio Andrea Beretta, che per due giorni sparì dalla circolazione, staccando i telefoni ed evitando contatti con chiunque. Quando venne finalmente rintracciato dalla Digos, emersero come scrive il gip Santoro “contrasti per la spartizione dei guadagni: Boiocchi riteneva che Beretta potesse aver trattenuto una quota maggiore di denaro, ma, a quanto asserito da quest’ultimo, vi era stato un chiarimento in virtù della messa in visione della contabilità. Dopo tali questioni Beretta decise di seguire soltanto la gestione del merchandising”. All’indomani di quel colloquio, il “Berro” si rifugiò per un giorno a Pietrelcina con la compagna Ilaria S., viaggio ritenuti dagli inquirenti “ancora più opaco”.

L’altro personaggio particolarmente inquieto, dopo l’uccisione dello “zio”, si rivelò essere Pinuccio Caminiti, il ras dei parcheggi del Meazza anch’egli arrestato lunedì. Le carte ricostruiscono il contrasto che Caminiti e Boiocchi “avevano avuto per soli 200 euro, rovinando così il rapporto di amicizia tra loro esistente”, poco prima dell’omicidio. Tanto che una delle figlie di Boiocchi, affrontandolo a due settimane dall’agguato, “con manifesto astio intimava all’uomo di tenersi alla larga dalla famiglia, reo di aver deluso innanzitutto il padre”. Il dissidio, in realtà aveva origini più profonde, perchè lui prendeva soldi dal parcheggio – spiegava Caminiti in una conversazione – fidati perché i parcheggi li gestisco io”. Fino a 4mila euro al mese. Pinuccio si era allontanato dai familiari dello “zio”, a differenza di Beretta che aveva continuato a “mandato i soldi alla vecchia”, cioè alla vedova Boiocchi, “perché mi sento in debito di cuore”, come detto in una conversazione intercettata. Passata la tempesta, sarà la stessa Giovanna Pisu Boiocchi, nell’aprile del 2023 a rivolgersi a Caminiti per un sostegno economico anche dalle sue tasche, e cioè dalla cassa della Curva Nord, ricevendo una risposta interlocutoria: “non è roba mia, cioè, io voglio tirar dentro nella gestione… vediamo cosa si può fare”. Incontro che non aveva cancellato l’astio di Pinuccio nei confronti dello “zio”, espresso all’amico Luigi Mendolicchio: “Stavo parlando della storia di Vittorio – confida quest’ultimo – e mi ha detto: Gino, ma sai cos’è? Ti dico io, io da fuori ti dico, lui voleva tutto, secondo me il suo sbaglio è stato quello”.

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