Alla fine ha vinto il ricatto dell’ammonizione immediata: niente fascia di capitano arcobaleno One Love, le nove federazioni europee che avevano deciso di aderire alla campagna di sensibilizzazione contro le discriminazioni sessuali in un comunicato congiunto, poche ore prima di Inghilterra-Iran, Senegal-Olanda e Usa-Galles, hanno deciso di rinunciare. «Non possiamo mettere i nostri giocatori in una situazione a rischio. La Fifa è stata molto chiara: imporrà sanzioni sportive se i nostri calciatori indosseranno la fascia arcobaleno. Siamo molto frustrati dalla decisione della federazione internazionale, che riteniamo senza precedenti. Eravamo pronti a pagare le multe, ma di fronte all’ammonizione e al rischio che i nostri giocatori possano essere allontanati dal campo prima della fine della partita, non possiamo fare altro che rinunciare». L’allarme era scattato ieri, quando Virgil Van Dijk, capitano dell’Olanda, aveva detto: «Non mi piace l’idea di giocare condizionato da un cartellino giallo». Dall’Inghilterra era trapelato il dubbio di Kane, ma anche la voglia di trattare sino in fondo con la Fifa. La federazione internazionale non aveva mai risposto alla lettera inviata a settembre da nove paesi – compresi Germania e Danimarca – per capire quale sarebbero state le conseguenze del gesto. La linea della Fifa è stata quella di temporeggiare fino all’ultimo. Le pressioni del Qatar hanno avuto gioco facile sulla politica di Gianni Infantino, così come era accaduto con la birra in vendita negli stadi. Immediate le reazioni. 3Lions Pride, un gruppo di tifosi inglesi sostenitori di LGBTQ* ha dichiarato: «I diritti fondamentali di libertà di espressione e di parola dei calciatori sono stati schiacciati dalla Fifa». Anche l’associazione dei tifosi ha fatto sentire la sua voce: «Una vergogna. Mai più la Coppa del Mondo in una nazione che non rispetta i lavoratori, i diritti delle donne e pratica le discriminazioni sessuali. La Fifa ci ha traditi».