Degli 81 anni, compiuti lo scorso 12 settembre, ne ha trascorsi una settantina, forse di più, sui campi di calcio. Una vita, quella di Giuseppe De Michele, conosciuto da tutti come don Peppino, votata allo sport e alla famiglia. Mai una sbavatura, sempre morigerato, nessun vizio. Del resto il calcio, quello vero, è anche magistra vitae. E il dirigente accompagnatore della Real Normanna ha tratto il meglio dagli insegnamenti dello sport, primo fra tutti quello del rispetto per l’avversario. In fondo il calcio è un gioco, non dimentichiamolo. E come tale va vissuto con passione, certo, ma sempre con correttezza per chi ti sta di fronte, per chi occupa l’altra metà campo. La partita è un incontro di calcio, non uno scontro. A volte, purtroppo, gli addetti ai lavori lo dimenticano. Proprio per il suo attaccamento alla maglia granata e per il suo modo di essere De Michele ha ricevuto dai tifosi dalla Curva Nord dello stadio Bisceglia una targa di riconoscimento: “All’unico aversano vero! Don Peppino” (nelle foto). Nel corso della sua lunga carriera, prima da giocatore, poi da allenatore e infine da dirigente, di targhe, coppe e premi ne ha ricevuti tanti, tra i più prestigiosi sicuramente la Benemerenza 2022 che gli fu consegnata a Roma dal presidente nazionale della Figc Gabriele Gravina. Ma siamo certi che, per com’è fatto don Peppino, sulla sua bacheca di vittorie in prima fila davanti a tutti gli altri ci sarà il riconoscimento dei tifosi aversani. Quello con i supporter granata è un rapporto simbiotico che dura da decenni. Un amore a prima vista che nemmeno la scorsa annata, catastrofica sul piano sportivo, ha mai messo in discussione. Perché? Beh, è facile dirlo: Giuseppe De Michele ha sempre vissuto il calcio come espressione popolare. Senza tifosi il gioco del pallone non esisterebbe, senza il calore della gente non sarebbe lo sport più seguito al mondo, senza i cori, le bandiere, gli striscioni il calcio non avrebbe senso. Ce ne siamo accorti durante il Covid. Con gli stadi vuoti sembrava un altro sport, uno sport “normale”. Invece il calcio è uno sport speciale, non ce ne vogliano gli appassionati di altre discipline. Per Pasolini è “l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”. Verissimo. In uno stadio, come in un teatro, il rapporto tra attori e spettatori è reale, intenso. Nello stadio avviene una sorta di cerimonia spirituale, in cui ogni tifoso diventa parte di una comunità di fedeli, tenuta insieme da una passione comune. Camus amava dire: “Quel poco che so della morale l’ho appreso sui campi di calcio e sulle scene di teatro, le mie vere università”. Anche Giuseppe De Michele ha appreso tutto sui campi di calcio. E quest’anno, un altro, l’ennesimo, sempre accanto ai tifosi aversani, è l’inizio di una nuova era. Il presidente Vincenzo Del Villano ha allestito uno staff tecnico e dirigenziale di altissimo profilo, ha formato una squadra di ottima levatura. Ci saranno alti e bassi, com’ è normale che sia quando si riparte da zero. Ma non mancherà mai l’impegno. Quello che merita la maglia granata. Quello che vogliono i tifosi della Curva Nord, sempre lì, allo stadio, per gridare “Forza Real Normanna”, con Giuseppe De Michele che dalla panchina avrà sempre il cuore rivolto a loro, perché nel calcio certi amori non finiscono.

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