L’arcivescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, raggiunto telefonicamente dall’ANSA, non ha voluto commentare la sentenza a 30 anni di carcere pronunciata dal gup di Salerno a carico di Danilo Restivo per l’omicidio di Elisa Claps.

Monsignor Superbo non ha voluto commentare neanche le parole pronunciate dalla madre e dal fratello della ragazza assassinata a proposito della “verità sulla Chiesa”. Caro monsignore (nel senso che chi costa caro, vedi 8 per mille) va bene che il silenzio è d’oro, per cui voi alti prelati, dai ricchi e preziosi finimenti sacri, non siete disposti a sprecarlo; passi pure che il suo nome non ammette gesti di umiltà o sottomissione (ma la superbia non è un reato, pardon, un peccato?!); per non parlare della carità cristiana, lasciata in dote ai pochi – rispetto al gran numero di impiegati del Clero – missionari sparsi per il mondo che ogni giorno rischiano la propria vita per salvare quella degli altri; va bene tutto, caro (sempre nel senso dell’8 per mille) monsignor Superbo, ma non crede che predicare la giustizia divina significhi anche praticare l’onestà intellettuale, morale e reale? Non crede che la Chiesa – nella vicenda dolorosa e tragica del delitto Claps – debba cospargersi il capo di cenere? Non crede che lei – anche a rischio di compromettere la sua carriera ecclesiastica – abbiamo il dovere di invocare a gran voce che la verità, tutta, sulle responsabilità della Chiesa esca dal lungo cono d’ombra della bugia? Non crede che la vita di Elisa e la disperazione dei suoi familiari valgano la pena di dire, per una volta, tutta la verità e solo la verità?

Non crede? No, non crede. E allora cambi mestiere, perché se non crede lei, che di credenza ci vive, perché dovremmo credere noi, a lei e ai suoi compagni di merenda.

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