I caccia americani tornano nei cieli iracheni. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha ordinato agli aerei da guerra di lanciare cibo sugli sfollati e, se necessario, di lanciare attacchi contro i jihadisti dello Stato Islamico per fermare quello che ha definito un potenziale “genocidio”. Non e’ stata ancora effettuato alcun attacco aereo, ha fatto sapere una fonte dell’amministrazione, ma i caccia sono pronti. Nel frattempo la prima missione e’ stata quella di far cadere acqua e cibo alle migliaia di membri delle minoranze religiose (cristiani e anche yazidi) assediati dall’avanzata dei miliziani sunniti. In un incontro con il suo team per la sicurezza nazionale, Obama ha detto – ed e’ stata la sua risposta piu’ incisiva all’attuale crisi irachena – di aver approvato l’uso “mirato” della forza aerea anche per proteggere i consulenti americani sul posto. Obama ha aggiunto che gli aerei da guerra americani potrebbero anche colpire i jihadisti se avanzano sulla citta’ di Arbil, dove gli Stati Uniti hanno una presenza diplomatica e consulenti delle forze irachene. Riunione di emergenza anche del Consiglio di sicurezza dell’Onu. La riunione a porte chiuse e’ stata convocata su richiesta della Francia. Il presidente Francois Hollande ha offerto alle forze irachene il sostegno di Parigi per affrontare gli jihadisti. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si e’ detto “costernato” dalle notizie di attacchi ai cristiani da parte dei miliziani dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante e ha chiesto a tutti i Paesi di “aiutare ad alleviare le sofferenze della popolazione colpita dal conflitto in Iraq”. Gli Stati Uniti, dunque, si preparano a intervenire per aiutare 100mila cristiani in fuga dal nord del Paese, sotto il controllo dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis). La situazione dell’Iraq settentrionale rischia di diventare “una catastrofe umanitaria”, ha sottolineato il portavoce, “se dovessero esserci specifiche necessita’ da parte delle forze di sicurezza irachene, cercheremo di soddisfarle”. I racconti dal nord dell’Iraq sono drammatici: “Saccheggiano, devastano, rubano nelle case, non risparmiano nemmeno le chiese”. Monsignor Joseph Thomas, arcivescovo caldeo di Kirkuk e Sulaymaniyah, ha descritto alla Misna il dramma di Karakosh, citta’ cristiana, occupata dai ribelli sunniti dello Stato islamico. “Tutti e 50.000 gli abitanti hanno dovuto abbandonare la citta’”, ha denunciato monsignor Thomas, “e stanno raggiungendo a piedi Erbil o Sulaymaniyah, i centri piu’ vicini dove sperano di trovare aiuto”. Papa Francesco ha rivolto un appello alla comunita’ internazionale affinche’ garantisca la protezione della popolazione e aiuti agli sfollati. Il patriarca caldeo di Balbilonia, Louis Raphael Sako, il capo della piu’ grande confessione cristiana in Iraq, ha chiesto esplicitamente aiuto militare: “C’e bisogno di sostegno internazionale e di un esercito professionale e ben equipaggiato. La situazione sta andando di male in peggio”. I miliziani jihadisti hanno preso il controllo delle zone a maggioranza cristiana nella piana di Ninive, in cui vivono dagli albori della cristianita’. Cacciati i ‘peshmerga’, le truppe curde considerate forze di elite, hanno conquistato l’una dopo l’altra Qaraqosh, la piu’ grande citta’ cristiana dell’Iraq, e le aree circostanti. Sono cadute nelle loro mani Tal Kayf, Bartella e Karamlesh. Gli jihadisti sostengono che nell’offensiva, cominciata nel fine settimana, hanno preso il controllo di 15 citta’, oltre alla piu’ grande diga del Paese, quella di Mosul, e a una base militare. In preda al terrore, migliaia di fedeli e religiosi cristiani sono in fuga verso il Kurdistan autonomo.

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