“La corruzione è peggio della camorra. Lo è perché la società tende a sottovalutarla”. Ne è convinto Raffaele Cantone, ex pm anticamorra a Napoli e da marzo presidente dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione). In un’intervista al settimanale “Oggi”, in edicola da domani, Cantone afferma: “Il corrotto viene visto come un furbo capace di aggirare gli ostacoli, non come un bandito. Serve uno scatto culturale. Il salto di qualità nella lotta alle mafie c’è stato quando è passata l’idea che ‘mafia uguale male’. Per la corruzione, questo salto non è ancora avvenuto”. Ma secondo Cantone, “anche la corruzione uccide. In modo meno visibile, ma forse più ‘vasto’. Uccide l’economia, la concorrenza, gli investimenti. Uccide il futuro dei ragazzi, che infatti fuggono all’estero. Si può sconfiggere con un mix complesso di prevenzione, trasparenza e repressione. I fatti corruttivi devono essere puniti in modo rigoroso”. Il presidente dell’Anac non si definisce “un ‘amante’ del carcere. Credo – dice – che la vera punizione per i corrotti non sia la prigione, ma la confisca degli utili e soprattutto l’espulsione dal mondo sociale che conta: l’impossibilità di continuare a fare il pubblico amministratore o a fare l’imprenditore. Quanto meno per un certo tempo”. E ancora: “Non credo che la stima di 60 miliardi l’anno bruciati dalla corruzione sia un numero credibile, ma essa ha un livello di pervasività amplissimo. Se riusciamo a ridurla, l’economia riparte e senza le temutissime stangatine di cui si sente parlare in questi giorni”. Per contrastare la corruzione, secondo Cantone, “ci vorrebbero strumenti rivoluzionari. Io auspico di poter introdurre in questo ambito – conclude – un istituto che si è utilizzato per lo spaccio di droga: l’agente provocatore. Lo usano in alcuni Stati di elevatissima democrazia, perché noi non dovremmo?”.

 

 

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