Non manifestamente infondata”. Con queste tre parole, all’interno di una sentenza di 37 pagine, il Tar della Campania in un colpo solo riporta Luigi de Magistris sulla poltrona di sindaco di Napoli un mese dopo la sua sospensione e, rinviando gli atti alla Corte Costituzionale, solleva un’ombra sulla legittimità di due articoli della Legge Severino. Il provvedimento emesso dai giudici amministrativi otto giorni dopo la Camera di Consiglio, sospende nell’immediato l’efficacia della misura con cui il prefetto di Napoli Francesco Musolino lo scorso primo ottobre aveva sospeso de Magistris dalle funzioni di sindaco sulla base della Legge Severino. Misura che era scattata in seguito alla condanna a un anno e 3 mesi riportata in primo grado da de Magistris per abuso d’ufficio. Proprio sulla costituzionalità della norma del 2013 che prese il nome dall’allora ministro della Giustizia si fondava il ricorso del sindaco arancione. Quesito che il Tar ha ritenuto fondato – con decisione unanime della prima sezione presieduta da Cesare Mastrocola – nella parte in cui si chiedeva di sollevare la questione di legittimità costituzionale davanti alla Consulta relativamente agli articoli 10 e 11 della Legge Severino. “Posso dire solo – ha commentato il presidente del Tar Mastrocola dopo la pubblicazione della sentenza – che abbiamo fatto una fatica enorme, considerata la complessità del quesito”. Il Tar ha ritenuto fondata la tesi secondo la quale la sospensione dello stesso de Magistris dalla carica di sindaco di Napoli sarebbe conseguenza di un’interpretazione retroattiva degli articoli 10 e 11 della legge Severino. In particolare de Magistris ha evidenziato che al tempo in cui aveva deciso di candidarsi, e fino alla proclamazione a sindaco avvenuta il primo giugno 2011, non figurava tra le cause di incandidabilità e di sospensione aver riportato una condanna per abuso d’ufficio. Infatti, solo con l’entrata in vigore della legge, cioè dal 5 gennaio 2013, è stata introdotta nell’ordinamento come causa ostativa la condanna per abuso d’ufficio. La legge Severino è la stessa scattata per decretare la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, ma diversi sono gli articoli applicati (in quel caso la decadenza fu decisa sulla base degli articoli 1 e 3). Per de Magistris, alla prese con una maggioranza da tempo in grave difficoltà, si tratta di un forte sostegno alla futura attività amministrativa. I tempi per il giudizio della Consulta dovrebbero essere compresi tra sei mesi e un anno: quanto basta per far scattare la prescrizione del reato per il quale è stato condannato in primo grado e consentire al sindaco arancione di arrivare senza patemi alla fine naturale del mandato nel 2016. Il provvedimento del Tar, infatti, sospende l’efficacia del provvedimento prefettizio fino al giudizio della Consulta e alla successiva Camera di Consiglio dello stesso Tar. Appena appresa la notizia, poco dopo mezzogiorno, a Palazzo San Giacomo è scattata la festa con applausi e grida di gioia: ”Questa è una città che non si piega”, le prime parole del sindaco riabilitato. E poi un impegno: ”Continuero’ a fare il sindaco di strada. In questo mese – ha detto – sono stato quasi esclusivamente per strada e questo mi ha molto rigenerato e rappresenterà una svolta nel mio modo di fare il sindaco nei prossimi mesi. Meglio stare tra la gente che a palazzo”. Critiche alla decisione del Tar arrivano dal centrodestra con Fabrizio Cicchitto (”siamo alla farsa”) e Mariastella Gelmini secondo la quale il reintegro apre una falla nell’ordinamento. Sulla stessa linea il commento del governatore campano Stefano Caldoro: “La Severino crea disparità”.
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