Con l’iscrizione di altre sei persone nel registro degli indagati, tra cui anche il sindaco di Avellino, Paolo Foti, la Procura della Repubblica del capoluogo irpino ha chiuso le indagini sul disastro ambientale provocato dall’Isochimica di Elio Graziano, nel cui stabilimento di Borgo Ferrovia nei primi anni Ottanta venivano scoibentate le carrozze ferroviarie. Sono complessivamente 29 gli indagati nei confronti dei quali il Procuratore capo, Rosario Cantelmo, ipotizza il reato di disastro ambientale colposo continuato, provocato dalla dispersione delle fibre di amianto sul luogo di lavoro e nell’ambiente circostante. Tra i nuovi indagati, figura anche il sindaco di Avellino, Paolo Foti, che non avrebbe concretamente attuato una serie di interventi tesi a mettere in sicurezza il dismesso sito produttivo ma anche funzionari delle Ferrovie che avrebbero garantito sulle condizioni igienico-sanitarie a tutela dei lavoratori e sulla affidabilità delle tecnologie utilizzate per il trattamento dell’amianto. Nel registro degli indagati, erano anche stati iscritti l’ex sindaco di Avellino, Giuseppe Galasso, e gli assessori della sua giunta che nel 2005 firmarono la delibera che sospese i lavori di bonifica del sito in danno della curatela fallimentare. Le notifiche di chiusura indagini agli indagati sono state affidate agli uomini del Nucleo investigativo del Corpo Forestale dello Stato, a cui la Procura avellinese ha affidato le indagini. Le parti offese, che avrebbero subito danni alla salute dalla dispersione di amianto, sono 237. Tra queste, numerosi ex operai dell’Isochimica e le loro famiglie. In questi anni, dieci ex operai di Elio Graziano sono deceduti a causa di malattie correlate alla esposizione di amianto e numerosi altri sono ammalati.