La Questione Meridionale allargata al brigantaggio di tutti i Sud, o meglio del Sud come l’intende Eugenio Bennato. Il cantautore napoletano affronta i temi del Risorgimento, del brigantaggio e del suo Sud nel nuovo album, appunto, “Questione meridionale”, uscito oggi nei negozi. Si tratta di 11 brani dedicati all’annoso problema del Sud.
“Ho intitolato questa raccolta di brani nuovi – spiega Bennato – prendendo a prestito la famosa espressione coniata al parlamento di Torino, appena avvenuta l’Unita’, perche’, a pensarci e a riguardare queste mie ultime composizioni e il percorso che tanti anni fa ho iniziato, dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare a Musicanova a Taranta Power, di ‘questione meridionale’ si e’ sempre trattato”. “I miei maestri – ricorda l’artista partenopeo – sono gente anonima di un profondo Sud, i personaggi che racconto sono i briganti di una storia negata, le voci e gli strumenti sono espressione di un Sud ancora piu’ profondo che viene dal Mediterraneo e dall’Africa, madre di tutte le leggende, e giunge oggi in Italia con i nuovi flussi migratori della storia”. “Questione Meridionale” diventa anche un inno internazionale con il brano “Neda”, dedicato a Neda Soltan, la giovane pianista iraniana uccisa a soli 20 anni nell’estate 2009, durante una manifestazione pacifica a Teheran contro l’arroganza del governo. Il video dei suoi ultimi istanti di vita ha fatto il giro del mondo, scuotendo le coscienze, una delle micce che hanno innescato la primavera araba. L’album include, soprattutto, brani dedicati alla nostra storia, ai briganti della lotta antirisorgimentale, come Michelina De Cesare, in “Il sorriso di Michela”, una ballata composta per descrivere l’emozione di una fotografia storica, che ritrae la brigantessa. Il brano “Mille”, invece, smitizza l’epopea garibaldina, una delle piu’ profonde certezze della storiografia risorgimentale e della coscienza nazionale. “Qualcosa andava detto – sottolinea il musicista – soprattutto perche’ credo nei valori positivi dell’Unita’, e sento che la storia, per quanto possibile, vada raccontata e non insabbiata. Ho descritto l’infamia di una promessa, ‘la terra a chi lavora’, lanciata nel 1860 e subito disattesa. Il testo l’ho scritto su una splendida musica di Carlo D’Angio’ nel classico ritmo della tammurriata campana”. Infine, la cantata su “Ninco Nanco”, brigante lucano che assomiglia a Che Guevara, e “Brigante se more”, la ballata scritta con Carlo D’Angio’, ormai diventato un inno, riproposto nella intensa ed emozionante interpretazione di Pietra Montecorvino. Un album, che “canta la storia degli ultimi 150 anni di un Sud che non si e’ mai dichiarato vinto e che oggi volge lo sguardo al futuro restando sempre legato alle sue radici e ai suoi valori. Un Sud ricco che incuriosisce e fa parlare di se’ e che aspetta solo di essere scoperto”, conclude.