“Non ho mai ricevuto pressioni da Mario Landolfi volte a modificare il mio parere sugli impianti di smaltimento in Campania”. E’ quanto ha dichiarato l’ex ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, ascoltato oggi, nel Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, come teste nel processo in cui è imputato per corruzione con l’aggravante mafiosa l’ex deputato e ministro di An e Pdl Landolfi in relazione alla vicende del Consorzio dei rifiuti Caserta4 risultato infiltrato dal clan dei Casalesi. Con riferimento al termovalorizzatore che all’inizio degli anni 2000 la Fibe doveva costruire a Santa Maria la Fossa e contro il quale ci furono parecchie manifestazioni di piazza che, secondo la DDA, furono controllate in modo strumentale dalla camorra e dalla politica casertana, interessata a estromettere la Fibe e a costruire l’impianto in proprio, Matteoli ha spiegato che “tutti i politici con cui ho parlato in quel periodo degli impianti da realizzare, sia a Santa Maria la Fossa che ad Acerra, non hanno mai manifestato apertamente la loro contrarietà sebbene tutti mi chiedessero di costruirli altrove. Della questione di Santa Maria la Fossa ne parlai anche con Gennaro Coronella”. L’altro teste sentito, ovvero l’ufficiale della Finanza Alessio Bifarini, ha invece spiegato che da “fonti confidenziali apprendemmo che nel 1999 tutti i 20 sindaci facenti parte del Consorzio Caserta4 furono minacciati dalla camorra affinché votassero come presidente Giuseppe Valente (oggi collaboratore di giustizia, ndr). Ma quella confidenza non l’approfondimmo”. Si torna in aula il 4 maggio per la deposizione del collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo.