Un’altra rottura. Il Pd casertano non trova pace. Forse non la cerca neanche. La riunione sulla scelta del candidato alla presidenza della Provincia si è trasformato in un campo di battaglia. Nella sede di via Maielli si sono confrontati Raffaele Vitale, Enzo Cappello, Pasquale Stellato, Silvio Sasso, Enrico Tresca, Peppe Roseto, Carlo Scatozza, Luigi Munno, Giovanni Comunale e Carlo Corvino. Sul tappeto c’era la questione delle liste alle provinciali. E soprattutto l’indicazione della leadership. Hanno dato la loro disponibilità a guidare il raggruppamento dem Cappello e Emiddio Cimmino, sindaco di San Tammaro e consigliere provinciale in carica. Cappello era il superfavorito, anche per il suo ruolo di presidente del partito. Ma il caputiano Roseto e il picierniano Sasso hanno subito stoppato la discussione sulla Provincia. “Bisogna parlare di tutto, dalla lista alle regionali alla nuova segreteria, solo dopo troviamo un accordo anche sul candidato presidente”, questa in estrema sintesi la loro posizione. E quando sul tavolo sono stati posti tutti i nodi ancora irrisolti la discussione è ben presto degenerata. Il primo muro contro muro è stato eretto sui candidati alla Regione. Roseto e Sasso infatti hanno chiesto di seguire lo stesso criterio adottato per le provinciali: chiedere di presentare le disponibilità a scendere in campo. E più esplicitamente hanno sponsorizzato la candidatura di Antonio Mirra. “Da quello che ci risulta vorrebbe candidarsi, e secondo noi va candidato”, è la posizione espressa da Roseto e Sasso. Una posizione anticipata ieri da Nicola Caputo in un’intervista a Campania Notizie. L’entrata in scena di Mirra pone un doppio problema: politico e numerico. Per i maschi sono disponibili 5 posti, occupati già da tempo: Stefano Graziano, Gennaro Oliviero, Dario Abbate, Franco De Michele e Dionigi Magliulo. Ora si potrebbe aggiungere Mirra. E quindi i conti non tornerebbero. Come uscirne? La soluzione indicata da Roseto e Sasso non piace alle altre anime del partito. Una cosa sono le liste per le provinciali, ben altra quella per le regionali. E quindi i criteri non potranno che essere di tipo politico. In soldoni i candidati dovranno essere rappresentativi delle componenti interne. Si dovrà scegliere per area, non in base alle disponibilità. Anche perché altrimenti sarebbe difficile, se non impossibile trovare un’intesa sui nomi. L’unico punto di contatto tra tutte le anime del Pd è stato quello sulla volontà di presentare una lista unitaria per l’indicazione della direzione sulla base dello schema “1 su 4”, un membro ogni quattro delegati in assemblea. Ma tutto è stato rinviato. Ancora una volta. Una nuova riunione è fissata per stasera (15 aprile). E dall’aria che tira difficilmente sarà risolutiva. Insomma, il clima resta tesissimo a poche ore dall’assemblea provinciale del 17. Che come se non bastasse capita di venerdì. Povero Pd.

Mario De Michele

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