“Hai capito, ora abbiamo il porco per le mani”. Cosi un agente penitenziario commenta con un collega il ritorno in carcere, nel penitenziario di Secondigliano, dell’ex deputato Nicola Cosentino in una telefonata intercettata il 12 aprile 2014. L’espressione, che sta a significare avere una persona nella propria completa disponibilità, è indicativa della euforia dei due agenti soddisfatti di poter chiedere e ottenere favori dall’ex parlamentare ora che si trova detenuto. La circostanza emerge nelle carte dell’inchiesta dei pm della Dda di Napoli Fabrizio Vanorio e Alessandro D’Alessio che ha portato oggi all’emissione di una nuova ordinanza di custodia cautelare nei confronti, tra gli altri, di Cosentino e di suo cognato Giuseppe Esposito nonché dell’assistente di polizia penitenziaria Umberto Vitale. “E’ chiaro – scrive il gip Isabella Iaselli – che l’intento dei due agenti è quello di approfittare della situazione per richiamare Cosentino all’adempimento delle sue promesse, ora che di nuovo ha bisogno dei loro servigi”. Dalle indagini sono emersi stretti rapporti tra alcuni agenti e Cosentino che si erano conosciuti durante un primo periodo di detenzione trascorso dall’ex parlamentare del Pdl ed ex sottosegretario. Uscito dal carcere, gli agenti avevano mantenuto i contatti per chiedere a Cosentino diversi favori, soprattutto il suo interessamento per posti di lavoro per alcuni familiari. Rapporti che continuano durante la successiva detenzione a Secondigliano di Cosentino che avrebbe ricevuto una serie di favori, secondo l’accusa, in cambio di denaro e dell’assunzione della moglie di Vitale in una cooperativa. A pronunciare la frase “abbiamo il porco per le mani” è Angelo, un agente che conversa con Vitale.
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