La società civile in Tunisia reagisce dopo l’attacco terroristico di venerdì sulla spiaggia di Sousse, che è tornato a scuotere il Paese dopo l’attacco al museo del Bardo del 18 marzo scorso. Manifestazioni contro il terrorismo si sono svolte ieri sera sia a Sousse, dove un corteo spontaneo si era tenuto già la sera stessa dell’attentato, e a Tunisi lungo avenue de Bourguiba. Fra gli slogan più scanditi ‘Tunisia libera, no al terrorismo’.
In entrambe e manifestazioni i dimostranti hanno ripetutamente intonato l’inno nazionale. Presenti, oltre a rappresentanti della società civile, anche alcuni politici. Fra loro per esempio c’era a Tunisi Hamma Hammami, leader del Fronte nazionale, il partito di sinistra dei due politici d’opposizione uccisi nel 2013, Chokri Belaid e Mohamed Brahmi. Dalla Gran Bretagna arriva però un nuovo allarme: estremisti islamici potrebbero colpire altri resort turistici in Tunisia. Secondo un aggiornamento dell’avviso del Foreign Office ai turisti britannici, i più colpiti dalla strage sulla spiaggia, a compiere i nuovi attacchi potrebbero essere “individui non noti alle autorità e le cui azioni sono ispirate da gruppi terroristici attraverso i social network”. Allarme inglese che trova parziale conferma nell’analisi di Rid, la Rivista Italiana Difesa, che descrive la Tunisia come un Paese “fragile” ed “esposto all’instabilità che emana dalla vicina Libia e dal Sahel. Una parte significativa del sud e dell’ovest è in mano ai gruppi terroristici ed è impiegata come corridoio per il traffico di armi ed il passaggio di miliziani dalla Libia all’Algeria, fino al nord del Mali. Gli sforzi congiunti compiuti negli ultimi mesi assieme all’Algeria sembrano non bastare”. “Da diversi mesi – continua la rivista – in Tunisia si stanno infiltrando anche elementi di Isis provenienti dalla Libia”. Sarebbero “almeno 3/400” gli adepti del Califfato in Tunisia “che stanno intensificando le attività propagandistiche, soprattutto tra le insoddisfatte giovani generazioni, tentando di replicare esattamente la strategia già attuata con successo in Libia per favorire scissioni nei gruppi qaedisti come Ansar al-Sharia Tunisia e la Uqba ibn Nafi Brigade”. Francia e Tunisia “sono da mesi nel mirino di Isis e gruppi qaedisti dopo gli attacchi di Parigi ed al Museo Bardo. La Francia, come tutti i Paesi europei, si trova di fronte alla minaccia dei cosiddetti foreign fighters. Ad oggi – aggiunge Rivista Italiana Difesa – si calcola che un migliaio di cittadini francesi siano partiti per combattere in Iraq, Siria, Libia e Mali, tra le fila di gruppi jihadisti quali Isil, al-Nusra, Ansar al-Sharia o Ansar al-Dine. Di questi, 2-300 sarebbero rientrati in Patria ed alcuni di essi sarebbero molto pericolosi tanto è vero che dopo gli attacchi di Parigi la Francia è un Paese che vive blindato”. “Più in generale – conclude Rid – il problema dei foreign fighters è lungi dall’essere risolto nonostante le misure prese di recente dalla gran parte dei governi europei.