Guido Carpentieri è morto dissanguato. Il 69enne di Pontecagnano non solo aveva un arto amputato ma l’elica della barca a motore che lo ha investito gli ha provocato anche profonde ferite lungo la parte destra del costato. Squarci che hanno interessato anche gli organi interni provocando una vasta emorragia. L’autopsia, effettuata ieri mattina dal medico legale Luigi Zotti, non lascia dubbi sulle cause del decesso dell’operaio con la passione del mare e della pesca. La salma è stata restituita ai familiari e stamattina alle 11.30 a Pontecagnano si svolgeranno i funerali. Insieme a Carpentieri, a bordo della piccola lancia che è stata investita dalla barca a motore, c’era Andrea Attianese (56 anni anch’egli di Pontecagnano), in gravissime condizioni nel reparto di rianimazione del Ruggi, soprattutto per i gravi danni addominali legati alla recessione di parte dell’intestino e alla perforazione da scoppio che ha provocato il disinserimento dello stesso dai punti di legamento. A ciò si aggiunge un ematoma retroperitonale con una diffusa emorragia lungo l’aorta e una sindrome da schiacciamento che ha provocato uno shock a tutti i muscoli con conseguente insufficienza renale. In coma farmacologico, il quadro clinico del paziente è appensantito anche dalla presenza di patologie pregresse che potrebbero aggravarsi in qualsiasi momento. E a pregare per lui non sono solo i familiari e gli amici ma anche l’ingegnere irpino, Antonio Coppola, che era alla guida dell’imbarcazione che giovedì mattina ha provocato l’incidente al largo del porto Marina d’Arechi. Il professionista, difeso dagli avvocati Michele Tedesco e Alberto Imperiale, è indagato per omicidio colposo, lesioni colpose e naufragio e non si dà pace: vuole incontrare i familiari delle due vittime dell’incidente e, nonostante la lunga esperienza in mare (ha la patente nautica da trent’anni) vorrà vendere la barca. Quella stessa imbarcazione che è attualmente sotto sequestro e sulla quale il sostituto procuratore Elena Guarino (il magistrato titolare delle indagini) ha intenzione di disporre una consulenza tecnica, sebbene da una prima ispezione i danni riportati dalla barca sarebbero compatibili con le testimonianze fornite. I militari della Guardia Costiera di Salerno, agli ordini del capitano di vascello Angora, hanno già comparato la parte inferiore dell’imbarcazione a motore con la lancia che era affondata, ritrovando elementi che avrebbero confermato la prima ricostruzione fatta dagli inquirenti. Sequestrato anche il Gps con il quale si potranno stabilire la velocità, l’andatura, la posizione dell’imbarcazione. Coppola non andava veloce ed era perfettamente sobrio (è stato immediatamente sottoposto all’alcoltest e altri esami che hanno escluso l’assunzione di qualsiasi sostanza) ma in manovra di planata (quando i giri del motore aumentano e la prua si alza) anche un attimo di distrazione può provocare una tragedia. Così come è accaduto: la lancia molto bassa è stata investita finendo sotto la chiglia e sotto un’elica (sembra che solo una sia danneggiata) che ha tranciato la piccola imbarcazione e tutto ciò che era a bordo. E il tormento del professionista 56enne residente a Mercogliano è il fatto di ricordare «una visuale libera e poi di aver sentito un botto». A quel punto non ha esitato ad allertare i soccorsi, attirando anche l’attenzione degli occupanti di due barche a vela che erano poco distanti e provvedendo egli stesso ad issare a bordo Attianese che era in mezzo al mare, poggiato su un pezzo dell’imbarcazione colata a picco, ferito e sotto shock. Il corpo senza vita di Carpentieri è stato invece recuperato dagli operatori Opsa della Croce Rossa mentre in mare le motovedette della Capitaneria, della Guardia di Finanza e un elicottero dei Vigili del fuoco effettuavano ricognizioni per accertarsi che non ci fossero altri naufraghi.

 

 

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