Nei giorni scorsi il Direttore della Reggia M. Felicori, con il suo modo di comunicare sui social network tra il serio ed il faceto, ha lanciato due “provocazioni” che non possono essere lasciate senza risposte. Con la prima – passata quasi inosservata – ha coniato un nuovo termine per identificare le nostre terre: quello di “borbonia”. Con la seconda ha messo in discussione le radici della “civitas casertana” (per dirla con il VE Nogaro) proponendo di cambiare il nome di Caserta in quello di “Città della Reggia”. Il direttore propone addirittura di organizzare un referendum tra i cittadini. Anche se non sono state numerose, in questo caso vi sono state delle reazioni, alcune anche dure. Personalmente considero queste uscite di Felicori alquanto estemporanee, del tutto fori luogo nel contesto in cui si trova la stessa Reggia, insieme con gli altri beni patrimonio dell’Unesco, che rappresentano il segno distintivo della conurbazione casertana. Per questo inviterei Lui ed il sindaco C. Marino a mettere in campo proposte ed azioni volte a valorizzare i nostri beni comuni e culturali, per una loro piena fruibilità da parte dei turisti e dei cittadini, grazie anche a progetti di collaborazione per una loro gestione condivisa e partecipata (come ha proposto il TCI per fare in modo che lo splendido Teatrino di Corte sia di nuovo aperto accessibile e visitabile). Da anni sappiamo che vi è un progetto a suo tempo ideato dall’attuale direttore Mibact Soragni per ridare pieno splendore e forza di grande attrattore alla Reggia Vanvitelliana ed ai suoi giardini reali. Nell’ultimo anno qualcosa si è cominciato a muovere in questa direzione. Finalmente prende corpo anche il progetto di spostare l’Archivio di Stato in spazi più adeguati per le funzioni di memoria storica e di identità di Terra di Lavoro. Nelle settimane scorse abbiamo anche letto di rapporti non idilliaci il Direttore Felicori ed il Sindaco Marino, corredati da varie denunce e diffide dirigenziali. Altro che cambiare nome! Qui bisogna ripristinare relazioni moderne e funzionali tra i principali organi istituzionali ed autonomie locali del territorio, ben sapendo che solo dalla loro capacità di cooperare e scambiare buone pratiche vi può essere un vero riscatto economico, sociale e culturale della città, in un contesto che vede la Reggia come principale attrattore e motore di sviluppo e di innovazione. Da parte del Governo nazionale e regionale ci sono diverse opportunità per promuovere nuovo sviluppo. Bisogna saperle intercettare con una capacità di fare rete, integrazione tra i vari attori sociali ed istituzioni locali – che finora è mancata (pensiamo solo all’Art Bonus o ai progetti delle scuole per adottare i monumenti). Partendo da queste considerazioni ci permettiamo di rivolgere una proposta al sindaco ed al direttore: di attivare un tavolo permanente di confronto e di progettazione per fare in modo che la città di Caserta senta la Reggia come parte integrante del suo habitat storico e sociale; e nello stesso tempo la Reggia Vanvitelliana sempre più diventi un luogo centrale del contesto cittadino e dell’intera Terra di Lavoro. A mio modo di vedere può svolgere – insieme con gli altri Siti Reali – le funzioni di polo di grande attrattore e propulsore della “civitas mediterranea”. Per facilitare questo avvio di confronto, come rete delle Piazze del Sapere e FTS Casertano possiamo promuovere una sede di confronto e di proposte nella Sala della Biblioteca Diocesana, aperto al contributo dei cittadini democratici, di tutti gli attori sociali e culturali disponibili. Pasquale Iorio