NAPOLI – Debutterà giovedì 9 febbraio 2012 alle ore 21.00 (in replica fino al domenica 19), al Teatro Elicantropo di Napoli, lo spettacolo Il cazzotto nell’occhio ‘ad Antonio Gramsci’, progetto, adattamento e regia di Raffaele Di Florio, con Antonio Agerola, Elisabetta Bevilacqua, Giuseppe Cerrone, Antonio D’Alessandro, Marco Di Prima,
Alessandra D’Uonnolo, Valeria Frallicciardi, Cecilia Lupoli, Giulia Musciacco, Valentina Ossorio, Antonio Piccolo, Giuseppe Villa, Renato Zagari. Presentato da Laboratorio Teatrale Permanente del Teatro Elicantropo in collaborazione con Prospet, l’allestimento si avvale delle musiche dal vivo dei Rua Port’Alba, al secolo Marzia Del Giudice, Martina Mollo, Caterina Bianco, Antonio Esposito, Massimo Mollo. Il 2012 celebra il 75esimo anniversario della morte di Antonio Gramsci, data che, come tutte le commemorazioni, offre ai neofiti l’opportunità di avvicinarsi alla lucida acutezza del suo pensiero e ai suoi estimatori la possibilità di ribadirne l’attualità e la grandezza. Attualità e grandezza che, al di là delle sue riflessioni a carattere politico, storico e letterario, non possono non prendere in considerazione le sue vicende biografiche. Il cazzotto nell’occhio s’ispira ad un momento storico della vita di Antonio Gramsci.
Nel 1930, mentre si stava consumando il fallimento dell’ “Internazionale”, a seguito delle scelte staliniane contro il “fronte unico”, Gramsci ribadiva le linee portanti del suo pensiero politico, tenendo delle lezioni agli altri detenuti, durante il “passeggio” nel cortile del Carcere di Turi di Bari. Queste lezioni sono diventate il fil rouge di un’opera teatrale corale in cui s’incontrano diciotto interpreti, tra musicisti ed attori. Concepito per “movimenti”, come fosse una piccola sinfonia scenica, il lavoro di drammaturgia attinge, com’è d’obbligo, dagli scritti gramsciani (da le Lettere dal Carcere agli articoli di Sotto la Mole, dagli Scritti Politici editi su Ordine Nuovo agli appunti tratti da i Quaderni), ma, al contempo, si dipana attorno alle sue vicende biografiche, a quel nucleo di affetti e pensieri che costituiscono il mondo del nostro protagonista.
“Il cazzotto nell’occhio – sottolinea Raffaele Di Florio – pur non godendo di una produzione economica (non ha scene e costumi, essendo frutto di “volontariato collettivo”), ha l’urgenza di essere condiviso, di aprire al pubblico le porte della bottega e farlo partecipe della dedica. L’auspicio è che si diverta, così come abbiamo fatto noi in questi mesi di preparazione”. L’uomo Gramsci ha accompagnato il gruppo di lavoro in un viaggio, diventando gradualmente e in modo naturale una persona cara, quasi un parente ritrovato, cui dedicare attenzione e cura, pur restando un esempio dal quale ricevere risposte adeguate ai tanti interrogativi, politici ed esistenziali, nati nelle lunghe giornate di prova. Lo abbiamo conosciuto, apprezzato e ora, consapevoli di essere molto parziali, portiamo in scena solo alcuni barlumi della sua caleidoscopica vita. I proventi degli incassi finanzieranno la pubblicazione del “diario di un lavoro teatrale”, corredato di foto e documenti.