Un interessante seminario sulla Sibilla e sulle altre divinità che sono state centrali nella Campania Antica si è svolto lunedì 6 marzo presso il liceo Federico Quercia di Marcianise. Relatore il professor Carlo Rescigno, dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”; moderatore il professor Giulio Coppola, docente di latino e greco al liceo marcianisano. Questo incontro è stato fortemente voluto dal Dirigente Scolastico Diamante Marotta, sia per incentivare i gli studenti a conoscere le proprie radici culturali, sia come complemento dell’alternanza-scuola lavoro svolta in collaborazione con il Museo Campano di Capua. “Vorrei provare ad appassionarvi ad una storia molto antica, legata alla religione politeista. Una religione completamente differente dalla nostra, eppure la materia profonda dell’anima e del cuore, con la quale noi oggi ci rivolgiamo alla religione cristiana, spingeva gli antichi, che abitavano nelle nostre stesse regioni, a rivolgersi ad altre divinità, portando con sé delle domande fatte di angoscia, speranze, di volontà di modificare il futuro , che sono le stesse che volgiamo noi al nostro Dio.” Queste sono le parole con le quali ha esordito Carlo Rescigno, che hanno subito catturato dei numerosissimi studenti. Le divinità nell’antichità avevano ciascuna un proprio tempio, situati sia all’interno delle mura della città, sia nelle campagne, quindi al di fuori delle mura. Esse dovevano proteggere la terra e sacralizzarla, tutto ciò serviva a proteggere gli uomini da eventuali attacchi e conquiste. Ecco, questo avveniva anche in Campania. “Ma chi ci serba ricordo di tutte questo? Chi ricorda queste divinità? Io sono convinto, che se faccio dei nomi, tutti saprebbero riconoscerli per sentito dire o per tradizione. Noi viviamo in un mondo che è di tradizione classica. E’ possibile leggere un filo ininterrotto che dal mondo classico arriva quasi fino a noi. Se ad esempio dico Sibilla,- continua il prof. Rescigno- voi sapete che sicuramente è un termine antico. La potremmo prendere come testimonianza della presenza di divinità antiche in Campania.” Il discorso si è, quindi, centralizzato sulla Sibilla e sull’importanza che ha avuto nei territori campani, affascinando ragazzi e docenti. Ma ora una domanda che da sempre ci siamo posti: chi è davvero la Sibilla? Spesso ci troviamo ad usare questo termine per designare una figura che predice il futuro “in modo del tutto sconnesso”. Come ha precisato il Prof. Rescigno, è una profetessa, una veggente, i cui responsi venivano raccolti in libri. Dalla mitologia perviene che era la profetessa di Apollo e il suo culto aveva centro a Cuma. Ed ancora: come questa divinità è arrivata fin qui, ai nostri giorni? La tradizione giudaico-cristiana è intervenuta nei libri sibillini, che parlavano di una sapienza tutta pagana, e ha introdotto una serie di responsi che facevano preannunciare alla Sibilla la grandezza del Dio cristiano. Questo aveva in luce positiva la Sibilla nei confronti della tradizione cristiana, tanto da venir “salvata” proprio quando le altre divinità pagane tramontavano e venivano cancellate. Il prof. Rescigno, poi, si è concentrato su due aree sacre della Campania: Cuma e Capua. La dea Capuana, denominata Mater Matuta, è resistita dalla fondazione della città fino alla sua dominazione romana. Mater Matuta era fortemente legata alla fertilità, sia per permettere alle donne di avere una prole generosa, sia per la terra Capuana. Tutto ciò è attestato dalla presenza nel museo campano delle Matres, un collezione di reperti tufacei di donne con in braccio dei bambini. Molto probabilmente era legato ad un culto molto antico, in cui queste donne donavano alla dea queste statuette rappresentanti il loro desiderio di fecondità. Facendo capire quanto sia importante l’archeologia del nostro territorio, che non sempre viene apprezzata, e sottolineando il disagio ed il disservizio che si vengono a creare quando mancano i mezzi e le professionalità per gestire i musei, ha sensibilizzato i giovani ad appassionarsi e a far “vivere” la nostra identità culturale.
di Flavia Trombetta studentessa della 1L liceo classico