Nessun riferimento diretto ma neppure la benché minima allusione alla ipotesi che il suo pensionamento (o meglio la mancata proroga che fino a poco fa sembrava scontata) possa essere in relazione con l’inchiesta Consip. Quei dubbi, da lui stesso condivisi nei giorni scorsi in un’intervista a la Repubblica, che gli avessero fatto pagare con la mancata proroga il prezzo per questa indagine che ha messo a rumore il mondo della politica, sono rimasti oggi fuori dall’ affollata aula dell’auditorium del Palazzo di Giustizia di Napoli dove il procuratore Giovanni Colangelo ha salutato i magistrati, i collaboratori, gli avvocati, i rappresentanti delle forze di polizia che ha diretto nei suoi quattro anni al vertice dell’ufficio giudiziario più numeroso d’Italia. Colangelo ha allontanato ogni polemica, dribblando le domande dei giornalisti, e si è soffermato sul suo lavoro svolto a Napoli, esprimendo riconoscenza per come ha vissuto la città e per il suo rapporto con i napoletani (”il mio nipotino mi ha detto: ma perché non ci trasferiamo a Napoli? ”), ringraziando i magistrati del suo ufficio, il personale amministrativo e gli uomini delle forze dell’ordine: ”Chi dice che i napoletani sono vagabondi dovrebbe venire negli uffici giudiziari dove i collaboratori restano fino a tarda sera a lavorare per stipendi inadeguati”. Alla festa è intervenuto anche il sindaco Luigi De Magistris che ha conferito a Colangelo una targa nella quale si esprime al procuratore la gratitudine della città. Il sindaco durante il suo intervento ha definito Colangelo un magistrato ”lontano dai centri di potere che possono essere pericolosi per l’autonomia della magistratura”. ”Ho apprezzato il suo amore per Napoli – ha detto il sindaco – In questi anni ha dato tutto se stesso”. Tra i magistrati intervenuti per il commiato di Colangelo, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti (”di proroghe non posso parlare, sono parte in causa”, ha detto riferendosi al suo prossimo pensionamento), il procuratore generale di Napoli Luigi Riello (che ha ricordato il progetto di attentato ai danni di Colangelo, sottolineandone l’impegno nella azione di contrasto alla criminalità organizzata), il presidente del Tribunale Ettere Ferrara (”la modalità di scadenza naturale, che naturale non è stata, ci lascia perplessi…”), il presidente della Corte di Appello Giuseppe De Carolis Di Prossedi, e l’attuale reggente della procura napoletana, Nunzio Fragliasso, che ha messo l’accento sul rapporto di collaborazione con tutti gli aggiunti e i sostituti della procura, muovendogli un solo rimprovero: non essere riusciti a farlo desistere dal tifare Inter, che resta la sua squadra del cuore.

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