Resti umani appartenenti molto probabilmente al 25enne Vincenzo Ruggiero, l’attivista gay ucciso in un’abitazione di Aversa (Caserta) il 7 luglio scorso, sono stati rinvenuti a Ponticelli, quartiere della zona orientale di Napoli, nei pressi dello stesso garage in cui alcune settimane fa era stato scoperto sotto uno strato di cemento fresco parte del cadavere. In quell’occasione non vennero trovati la testa e un parte di un braccio e forse, secondo la Procura, si tratta proprio delle parti mancanti. Per l’omicidio sono in carcere il 35enne ex marinaio Ciro Guarente, ritenuto l’esecutore materiale del delitto, e il complice Francesco De Turris, 51enne pregiudicato residente a Ponticelli accusato di aver ceduto a Guarente la pistola, una calibro 7,65 mai trovata, usata per colpire due volte Ruggiero. L’ipotesi della Procura di Napoli Nord e dei carabinieri di Aversa che conducono le indagini era che gli altri pezzi non trovati fossero comunque stati seppelliti nello stesso luogo, ma ad una profondità maggiore o nelle vicinanze. Decisivo è stato il sopralluogo dell’antropologo forense incaricato dalla Procura Maurizio Cusimano, che ha scoperto in un pozzo vicino al garage gli altri resti, per lo più frammenti ossei. Il Procuratore Francesco Greco crede che “tra questi resti potrebbero esserci la testa e il braccio di Ruggiero”. I vari reperti sono stati chiusi in apposite scatole e verranno ora analizzati per ricostruire l’intero scheletro, come si fa per i resti archeologici, tipo quelli dei dinosauri. Sarà un lavoro determinante per capire quali altri traumi ha subito Vincenzo Ruggiero, oltre al ferimento letale da arma da fuoco, e come sia stato sezionato e fatto pezzi il cadavere. Ma le indagini degli inquirenti proseguono anche per individuare altri eventuali complici di Guarente, che possano averlo aiutato ad uccidere Ruggiero o a trasportarne e occultarne il cadavere. Dalla Procura non arrivano conferme su altri indagati, ma gli sviluppi potrebbero arrivare a breve.