Per il reato di violenza sessuale (mai consumata ma concretizzatasi nella condotta secondo orientamenti giuridici) è stato condannato a 4 anni e 6 mesi di carcere un insegnante di musica popolare di Pagani. Ad emettere sentenza il collegio del presidente Francesco Paolo Rossetti: l’imputato, di 62 anni, era difeso dal legale Antonello Coppola. Prima che i giudici si riunissero in camera di consiglio, l’uomo aveva deciso di rilasciare una breve ma spontanea dichiarazione: «Ho sbagliato e me ne sono reso conto, ma non ho mai tentato di avvicinare fisicamente le due bambine». Non è bastato ad evitargli la condanna, con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento dei danni. Per lui, il pubblico ministero aveva chiesto 4 anni. L’indagine era partita dopo la denuncia sporta dalla madre di una delle due vittime, rappresentante nel processo dai legali Silvio Calabrese e Gerardo Ferrara. Mamma e figlia si erano confidate, condividendo assieme la lettura di quei messaggi. Toccò poi ai carabinieri acquisirne circa un centinaio: parole che le due avevano scambiato con il loro maestro, tra sms e whatsapp. I fatti risalgono all’estate 2016, precisamente dal 10 al 26 luglio. Nella fase investigativa sia procura che gip concordarono su di «un’intensa e sistematica attività di subdola persuasione e di pressione psicologica» che l’indagato avrebbe esercitato verso le due minori. In dibattimento sono giunte poi, durante le varie udienze, le conferme. Mai nessuna violenza fisica, ma approcci spinti ed espliciti. La prima ragazzina riferì anche di aver avuto la percezione che l’uomo avesse tentato di baciarla, dandole il classico bacio da guancia a guancia. La seconda, invece, negò qualsiasi approccio fisico, confermando però l’invio di messaggi contenenti riferimenti di tipo sessuale. In alcuni di questi, il 62enne avrebbe minacciato di uccidersi se le allieve non lo avessero preso in considerazione.

 

 

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